Lei è nata a Creta. Viene di lì il suo amore per il mare?
«Credo di averlo nel sangue perché i miei genitori sono originari di Paesi dellAsia Minore bagnati dal mare. Adoro la parola in- glese swell, la lunga e silenziosa corrente delloceano. E sono appassionata di racconti di navigazione».Perché la storia di un comandante cieco?
«Provo un enorme rispetto per i marinai. Fanno un lavoro durissimo, pieno di privazioni. Quando finiscono il loro turno non possono abbandonare il luogo di lavoro, sono come monaci in un convento. Ho scelto un comandante cieco sia perché ho saputo che nè esistito uno, sia perché avevo così la possibilità di trattare i miei temi prediletti: la solitudine, lisolamento, lamore, il destino».Cosè il mare per il protagonista?
«Mitsos Avgustìs è un uomo coraggioso, non teme i pericoli del mare. Anche se è cieco, è in grado di sfidare la forza delloceano e di contrastare le tempeste. Ma ha paura delle insidie della terraferma. E di fronte ai problemi familiari preferisce fuggire».La moglie e lamante di Mitsos,in modo diverso,passano la vita in attesa del loro uo- mo. Sono novelle Penelope?
«Entrambe aspettano Mitsos ma ma non sono passive. Flora, la moglie, è forte ed energica, lavora e cresce da sola i figli, ma non riesce a trovare il coraggio di divorziare. La bellissima Litsa rinuncia ad avere una propria vita per aspettare il suo uomo, ma è una sua scelta consapevole e risoluta. E il tempo le darà ragione».Alla fine Mitsos inizierà una nuova vita...
«Chiunque può farlo, anche un attimo prima di morire».