EDIZIONI E/O – Ciao Tegamini, senti, c’è un libro che esce a settembre che secondo noi ti piace. L’ha scritto Lena Divani e si chiama Sette vite e un grande amore. Memorie di un gatto. Cosa dici, ti mandiamo la bozza? Così la legge anche Ottone?
TEGAMINI – Perbacco. Ma ve lo dico subito, se è uno di quei soliti libri con l’animale di turno che si siede lì e racconta quello che vede e la morale è “le bestie ne sanno di più degli umani” e “santo cielo che meraviglia, l’infinita saggezza delle anime innocenti” non lo voglio, che quei libri lì hanno rotto.
EDIZIONI E/O – Questo gatto è davvero snob.
TEGAMINI – Ah. Allora mi garba, magari.
Adesso, non stiamo qua a inventarci chissà cosa. Il libro di madama Divani è la storia di una bestia che si piazza lì e racconta le umane cose dal suo punto di vista. Zucchero, candido felino di vergognosa avvenenza, viene al mondo in condizioni di profonda indigenza. Vive in un cespuglio con una manica di fratelli tutti pieni di croste che lo guardano male (con l’unico occhio buono) perché lui è uscito fuori identico al meraviglioso papà di razza mentre a loro sono toccati i geni scalognati e randagi di quella schifosa della loro mamma. Zucchero, però, è pieno di risorse. Ormai è arrivato alla sua settima vita e, come i gatti di ogni latitudine, conserva memoria di tutte le sue precedenti incarnazioni (più o meno fortunate). Zucchero ha letto i grandi capolavori della letteratura, ha studiato approfonditamente il comportamento degli umani e, soprattutto, ha imparato ad addomesticarli. Da vero arrampicatore sociale e fine stratega, dunque, si attacca come una cozza ai polpacci di Madamigella – che passava praticamente per caso nel suo giardino -, fa un po’ di occhioni dolci e decide di farsi adottare. Da lei e dal marito scrittore.
Quello che succede dopo è tenero e divertente. Ma in tutta onestà, ci interessa fin lì. Quello che mi fa pensare, adesso che ho un gatto, è tutta questa storia che i gatti sono intelligenti. I cani sono fedeli, affettuosi e giocherelloni. I pesci sono pallosi e inutili e poi muoiono. I conigli si accoppiano forsennatamente. I gatti sono eleganti, altezzosi e geniali. Mangiano solo scatolette da due euro e venti l’una e vanno in giro col monocolo. Leggono il giornale mentre non li guardi e vivono un profondo tumulto interiore. Sanno ma non dicono. E nell’iridescenza dei loro occhi imperturbabili si nasconde la conoscenza del mondo.
Cioè, di queste cose siamo convinti.
Non c’è una volta che un gatto, nei libri o nei film, non somigli a quella roba lì. Se proprio c’è qualche innovazione, al gatto fanno fare il cattivo, perché è anche un po’ subdolo, felpato e infido. E poi, con tutta quella genialità lì è più credibile, se cerca di impadronirsi dell’universo.
Ora, io ho un gatto. Lo adoro. Passo il tempo a pasticciargli la pancia, a farlo giocare coi cordini, gli parlo, lo spazzolo, gli compro il Gourmet Perle coi fegatini, lo cullo come un neonato, se non c’è mi manca e lo amo. È morbido, fa un sacco di versi simpatici, non c’è una volta che non si lasci prendere in braccio. È un gatto adorabile e nutro per lui un affetto luminoso, ma non posso far finta che non sia un coglione totale. Ottone von Asgard è lo Zoolander dei gatti.
Invece, i gatti dei libri saltano all’improvviso sul tavolo e si mettono a spiegare ai loro padroni la terza legge della termodinamica, con diagrammi e tutto. Consigliano alle loro Madamigelle il programma della lavatrice più adatto. Si sparano l’opera completa di Herzog in dvd appena la casa è vuota. Ti dicono se stai sbagliando a preparare il Bloody-Mary, masticano a bocca chiusa, lasciano zampate sull’iPad mentre scrivono il loro ennesimo romanzo e disprezzano chi fa seccare i sigari.
Magari anche il vostro gatto è così.
Il mio no.
Il mio rincorre una falena, la cattura e la mangia. E passa i dieci minuti successivi a cercarla disperatamente perché non capisce dove sia andata a finire. Il mio gatto non ha mai imparato a spingere la porticina basculante per entrare nella lettiera. E gliel’abbiamo dovuta togliere, prima che ci riempisse la casa di merdoni fumanti. Il mio gatto è precipitato due volte dal soppalco, ma così, perché si era distratto. Passa ore a fissare il muro, senza mai stancarsi. Gli fa schifo la sua sabbietta ma poi annusa con felicità sconfinata le puzzolentissime scarpe da tennis di Amore del Cuore. Ogni tanto prende male le misure, salta e si schianta. E no, non è che stia migliorando con l’età.
Insomma.
È solo il mio gatto che demolisce ogni stereotipo positivo sulla suprema intelligenza dei felini o sono dei babbi anche i vostri? Secondo me la saggezza dei gatti è sopravvalutata. Cioè, ogni gatto, al massimo, ha un paio di talenti conclamati. Per dire. Ottone mi riporta le cose. Sono a letto e mi ritrovo sommersa di criceti, squaletti, paperelle e topolini. Gli tiri un criceto giù dal soppalco, lui lo va a prendere e te lo riporta. Dodici su e giù dopo la smette perché gli viene il fiatone. Figo, no? Un altro talento indiscutibile di Ottone è la premura che dimostra nei confronti della stampante. Un giorno sì e un giorno no ci sale sopra e fa partire una bella diagnostica, una roba che se dovessi lanciarla io non saprei neanche dove schiacciare. Visto che però la storia della stampante è una pessima abitudine e non vale come talento, dirò invece che Ottone, in assenza di Amore del Cuore (in quella situazione e solo in quella situazione), mi viene a dormire vicino, dimostrando una sensibilità acutissima e una gran premura che, ovviamente, manifesta solo in quella circoscrittissima circostanza. Poi, che ne so, possiamo generalizzare dicendo che il gatto Maru è bravo a saltare nelle scatole e a guardare dritto nell’obiettivo quando gli fanno i primi piani. Il gatto di mia zia accorreva se si fischiava in un determinato modo ed era in grado di digerire le montagne di interiora crude che gli davano da mangiare tutti i santi giorni. Una o due cose speciali a testa, va bene, ma nessun gatto verrà mai a spiegarvi perché le orbite dei pianeti sono ellittiche, Keplero e compagnia bella.
Perché c’è bisogno di andare in giro a dire che i gatti sono dei premi Nobel? E siamo convinti di questa cosa, anche se passiamo delle ore a vedere video di gatti che fanno cazzate a rullo, robe che non potrebbero mai capitare a nessuna creatura anche lontanamente capace di intendere e di volere. Solo a me va benissimo che il mio gatto sia un po’ rincoglionito? Solo a casa mia non sentiamo il bisogno di elevare manifestazioni di sporadica intelligenza (Ottone che si ricorda dove stanno gli addobbi di Natale e ci fruga dentro per andarsi a prendere gli uccelletti rossi) a dimostrazioni incontrovertibili della superiorità del gatto sull’essere umano?
Insomma, dibattiamone. Scendiamo in piazza. Buttiamo in piedi un festival sponsorizzato da qualche regione a statuto speciale per sviscerare la questione. Perché i gatti non possono essere scemi e basta, una volta tanto?
Gatti pirla del globo, unitevi e ribellatevi!
…e fatevi vestire gratis dalla Diesel!