Un omicidio eccellente, un cecchino imprendibile, un capitano alle prese da quasi otto mesi con la disintossicazione da alcol e una settimana per risolvere il caso: un nuovo ottimo romanzo del sudafricano Meyer
Ha superato i quarant’anni. Alcolista che non beve da duecentotrentatre giorni. Una moglie che ha chiesto il divorzio e a cui pensa ancora con affetto e nostalgia. Due figli di cui la maggiore frequenta l’università mentre il minore gli dà preoccupazioni perché sembra non abbia voglia di fare nulla tranne che suonare in una band. Una donna, ex alcolista pure lei, cantante un tempo molto nota, di cui forse è innamorato.
Ecco il capitano Bennie Griessel della polizia di Città del Capo, protagonista del nuovo romanzo di Deon Meyer, “Sette giorni”. Un titolo che è già una promessa di azione serrata con il fiato sul collo, se tutto si deve svolgere in sette giorni. Un’avvocatessa trentaduenne, Hanneke Sloet, è stata uccisa nel lussuoso appartamento in cui si era appena trasferita. Non c’è nessuna traccia, nessun movente. MA uno sconosciuto cecchino incalza la polizia: sparerà ogni giorno a un poliziotto finché non verrà arrestato l’assassino.
Perché- come dice nei messaggi inviati anonimi per posta elettronica- la polizia ha volutamente insabbiato il caso, la polizia sa chi ha ucciso Hanneke e perché. Lo sconosciuto non scherza. Vediamo giorno dopo giorno i suoi appostamenti e l’esecuzione della sua minaccia. Continua anche a inviare lettere deliranti con citazioni bibliche e pesanti insinuazioni sulla collusione tra polizia e un ‘comunista’. Anche Bennie Griessel finisce nel suo mirino…
E’ abbastanza insolito che la vittima sia la protagonista di un thriller, eppure Hanneke Sloet, la ragazza assassinata, è il personaggio dominante nel romanzo di Deon Meyer, accanto al capitano Griessel, naturalmente. E quello che è interessante è che, in un certo modo, Hanneke e Bennie sono due personaggi antitetici- Hanneke sembra aver avuto tutta la forza di carattere che manca a Bennie, sempre in lotta contro la tentazione di dimenticare le pressioni del suo lavoro nell’alcol e consapevole di quanto sia sbagliato chiudere dentro di sé le visioni del Male che deve affrontare quotidianamente. Hanneke era ambiziosa, mirava in alto, il cambiamento di casa ne era una prova. Pensava anche di aprire uno studio in proprio. Era molto bella e se, per fare strada, doveva infilarsi nel letto di qualcuno, perché no?
Sono sette giorni frenetici perché bisogna fermare il cecchino, perché l’immagine di una polizia sotto ricatto è inammissibile. E però, che dire, di una polizia sospetta di coprire qualcuno? Che cosa c’è di vero? un comunista in un’epoca in cui il comunismo non c’è più neppure in Russia? Tuttavia salta fuori un russo, in effetti, che conosceva Hanneke mentre gli affari dello studio in cui lavorava sono meno limpidi di quello che sembravano…
Le 450 pagine del romanzo si leggono di volata, Deon Meyer non si lascia tentare dal colore locale del Sudafrica e non delude mai, anche se scoprire, alla fine, una seconda trama sembra una complicazione superflua.