Le Gorgoni inventate di «Trinacria Park» irrompono nel reale
Autore: Mauro Trotta
Testata: Il Manifesto
Data: 7 agosto 2013
Curatore di un importante blog dedicato alla letteratura, conduttore di una trasmissione radiofonica sullo stesso argomento, entrambi caratterizzati dal marchio Letteratitudine, autore di saggi, romanzi e racconti, Massimo Maugeri è senza dubbio un addetto ai lavori e un appassionato cultore della materia. Inoltre è siciliano, è nato a Catania nel 1968. Non è, quindi, assolutamente da ritenersi una sorpresa che il suo esordio nella collana Sabot/age di Massimo Carlotto e Colomba Rossi avvenga con un romanzo dedicato alla Sicilia, già a partire dal titolo, ovvero Trinacria Park (e/o, pp. 231, euro 16). Sorprendente, invece, è il libro in questione. Innanzi tutto perché risulta difficile catalogarlo: non si tratta di un thriller né di un noir, pur essendo caratterizzato da un crescendo di suspence, oltre che da numerosi morti. Certo, la caratteristica principale di Sabot/age è proprio quella di allargare i confini del genere, presentando libri che in qualche maniera tentino di ridefinirlo. Qui, però, è come se entrassimo in un territorio sconosciuto, dove ad esempio non si trovano eroi, nemmeno negativi, in grado di catalizzare l'attenzione del lettore. E dove i personaggi compiono un proprio percorso, realizzano un proprio destino, di perdizione o di salvezza, all'ombra della catastrofe che li sovrasta.
La storia si svolge tra l'America e, soprattutto, la Sicilia, dove, in una piccola isola, viene costruito ed inaugurato il parco divertimenti più grande d'Europa, il «Trinacria park» appunto, con capitale statunitense. Politici, divi, personalità partecipano all'evento, che gode di maggior risonanza anche perché è stato ritrovato un antico poema epico in greco dedicato alle tre Gorgoni (e le parti centrali del libro alle tre figure mitologiche: Steno, la forte, Euriale, la spaziosa e Medusa, la distruttrice). Tutto sembra andare per il verso giusto, quando, proprio la sera dell'inaugurazione, scoppia un'epidemia, terribile e misteriosa, che inizia a mietere vittime. La responsabilità, all'inizio, verrà attribuita a qualche cellula del terrorismo islamico. Ben presto, però, si capirà che non è così. Non solo. Un po' alla volta il lettore scoprirà che niente è come appare: forse il poema epico è un falso, i personaggi non sono quello che sembrano, la stessa epidemia nasconde qualcosa. E dallo sfondo in cui mito e incertezza si avviluppano, emergono una serie di personaggi e le loro vicende personali: tre donne - una produttrice, una giornalista della tv appositamente creata per il parco e un'attrice - che forse incarnano le tre Gorgoni, un attore balbuziente, un vecchio e fascinoso uomo di spettacolo, un aiuto regista maniaco, e poi un aedo dal cappello nero che sembra quasi sottolineare la presenza costante del mito.
Una scrittura notevole, capace di passare dal dialetto alla lingua, di utilizzare i più diversi registri, conduce il lettore ad una inaspettata conlusione dolceamara, tra tensioni indipendentiste e anti-immigrazione, strani gruppi terroristici e rivelazioni sul passato, sul presente e sul futuro. Il tutto svelando e rivelando la realtà politica, sociale ed economica di una terra che, quasi come ai tempi della Magna Grecia, sembra assurgere a laboratorio e rappresentazione dell'intera società contemporanea. Del resto, chiudendo il libro risuonano nella memoria le parole del fondamentale La società dello spettacolo di Guy Debord: «Lo spettacolo, compreso nella sua totalità, è nello stesso tempo il risultato e il progetto del modo di produzione esistente. Non è un supplemento del mondo reale, la sua decorazione sovrapposta. È il cuore dell'irrealismo della società reale. In tutte le sue forme particolari, informazione o propaganda, pubblicità o consumo diretto di distrazioni, lo spettacolo costituisce il modello presente della vita socialmente dominante».