Sharmin è un'adolescente iraniana appassionata di calcio. Una vera tifosa, candida e competente. E' partita da Teheran assieme alla mamma per raggiungere il padre, un professore universitario che si è rifugiato in Francia, a Lione, dove attende la risposta alla domanda di asilo politico.
Purtroppo, mentre transitano per l'Italia, Sharmin e la mamma vengono fermate e chiuse in un Centro di permanenza temporanea nei pressi di Torino. E' qua che la storia comincia. Sharmin - che attraverso la tv ha imparato a conoscere i campioni del calcio italiano - inorridisce davanti allo spettacolo di una sgangherata partita tra reclusi nel campetto del Cpt. "Proprio questo mi tocca di vedere nel paese di Totti e di Maldini?".
Dovremmo essere già oltre il confine della verosimiglianza: una ragazzina prigioniera in un Paese sconosciuto che si dispera per l'imperizia calcistica dei suoi compagni di reclusione e non, per esempio, per la possibilità d'essere caricata su un aereo e spedita chissà dove, magari in Libia? Strano, poco verosimile, in effetti. Eppure il racconto va avanti, supera agilmente l'ostacolo, e alla fine non siamo affatto sorpresi di ritrovarci a tifare per l'incosciente Sharmin quando evade dal Cpt per andare ad assistere, allo stadio delle Alpi, curva Maratona, all'incontro di calcio Torino-Roma.
Né quando la vediamo soffrire allo stesso modo per un rigore sbagliato dal suo idolo Totti e per una distorsione che si procura cadendo per le scale dello stadio. E' stato molto bravo Daniele Scaglione - l'autore di "Centro permanenza temporanea vista stadio", Edizioni E/O - a restituirci l'Italia attraverso gli occhi di Sharmin. Perché è lo sguardo limpido dell'adolescente a sconvolgere gli ordinari criteri di verosimiglianza.
Le dinamiche del Centro di permanenza temporanea, il meccanismo dell'espulsione - con l'invito a rientrare in patria come se l'Iran fosse là, dietro l'angolo - appaiono ben più inverosimili e assurdi delle fantasia calcistiche della giovane tifosa. D'altra parte, ci vuole un bambino perché tutti s'accorgano che il re è nudo. Daniele Scaglione è stato presidente della sezione italiana di Amnesty International, ha scritto libri sul genocidio in Rwanda, sulle guerre dell'Occidente. Che un professionista della difesa dei diritti civili abbia scelto, per raccontare l'Italia dei Cpt, la tecnica del romanzo, sancisce, anche nella forma, l'enorme distanza tra il nostro modo di affrontare i problemi e la realtà. Che poi è fatta di cose semplici, di vite normali. Di normali sogni.
Sharmin e la mamma varcheranno il confine. Raggiungeranno Lione, proprio la città dove l'Iran battè 2 a 1 gli Stati Uniti. Uno dei ricordi più belli: "Era una domenica del giugno '98 e, con papà e mamma, eravamo inchiodati davanti alla televisione come ogni iraniano". E' la, nello stadio di Gerland, che finisce la storia e, assieme, comincia la nuova vita. Del Cpt resta il ricordo grigio. Lucia, un'amica italiana che ha aiutato Sharmin a raggiungere la Francia, all'improvviso, come folgorata, lo associa alla Grande Muraglia cinese: "Uno sforzo incredibile per tenere fuori gli stranieri, i barbari. Sono andati sulle montagne, hanno costruito un recinto di mattoni per migliaia di chilometri. E non è servito a niente. Non abbiamo nemmeno imparato la lezione...".