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Mafia e ballatoi a San Salvario

Autore: Elena Masueli
Testata: La Stampa
Data: 14 luglio 2013

Fa sorridere Amara Lakhous raccontando di un maialino, con la sciarpa bianconera al collo, che diventa simbolo delle paure e delle incomprensioni della convivenza multietnica, di ostinate convinzioni culturali, religiose, spesso razzista, che esasperano l'incomunicabilità. Nella città che lo ha «adottato», Torino, nel quartiere che più di altri sperimenta la quotidianità di mondi diversi che si incontrano, lo scrittore algerino, da tempo in Italia, ambienta una nuova tappa del suo narrare il processo di integrazione e, dopo le storie "romane" cuce un'altra vicenda che ci svela, come di fronte a uno specchio, il nostro approccio con i migranti. È quella del cronista Enzo Laganà, «terrone di seconda generazione», che costruisce un falso scoop su una misteriosa serie di omicidi di rumeni e albanesi, intanto cerca di ricomporre il putiferio scoppiato dopo che il porcellino del suo vicino di casa, nigeriano, è stato filmato mentre si faceva un giro in moschea. Ha una madre impicciona che dalla Calabria ne spia vita, amori e bollette, una zia ottantenne appassionata di telequiz e una colf extracomunitaria, una di quelle cui guardiamo con sospetto, affidando loro però le nostre case e la nostra intimità. Tra faide mafiose, inventate e reali, speculazioni immobiliari, liti da ballatoio, sensazionalismi giornalistici, bellicosi comitati legisti e animalisti, con ironici neologismi Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario ci racconta di noi e dei nostri timori, ma anche di loro, degli immigrato da sud profondi e da est con muri ancora da far cadere, del senso di precarietà e delle nostalgie. Le stesse di chi arrivava dal meridione negli anni 60, la cadenza e il dialetto ostinatamente conservati, «che non c'è radice più forte della lingua». Il non sentirsi più di un posto e mai abbastanza di quello nuovo.