Le fissazioni della scrittura
Autore: Tommaso Bisagno
Testata: Il Gazzettino di Treviso
Data: 26 giugno 2013
«Sentirsi in colpa era il suo stato di quiete, quando si sentiva in colpa si sentiva anche a casa, e se per caso ti mettevi lì a spiegarle che non doveva scusarsi perché in effetti non aveva colpe per le quali scusarsi, lei si sentiva in colpa perché si stava scusando senza avere colpe per le quali scusarsi».
Tormenti, pensieri, riflessioni che scuotono i personaggi di “In caso di spontaneità” dello scrittore trentaseienne Mauro Zucconi (edizioni e/o, 16 euro), pronto a seguire le sue creature attraverso percorsi contorti, dove un pensiero si aggancia all’altro, faticando a trovare un punto d’arresto. Ma sa anche farci sorridere di queste fissazioni, senza schernire i personaggi, ed ammicca al lettore con occasionali spruzzate di metanarrativa.
«Il libro – spiega Zucconi – è una raccolta di racconti a metà tra il grottesco e il malinconico, slegati per quanto riguarda le trame e i personaggi, ma uniti nei due temi principali, e cioè la mancanza di spontaneità e la solitudine. Nella maggior parte dei casi una solitudine che emerge soprattutto nel rapporto con gli altri, come a dire che il tentativo di non essere soli acuisce la sensazione e il fatto di esserlo».
È fantasia o... sociologia? Quanta parte della narrazione nasce da persone che hai realmente conosciuto?
«Il primo spunto sono io, e i personaggi anzitutto rispecchiano l’autore. Poi, certamente, anche osservare gli altri mi dà idee su cui lavorare».
Perché la forma dei racconti?
«Che in Italia è poco comune me l’ha detto anche l’editore! Forse l’idea mi è venuta dai miei autori preferiti, Donald Barthelme e David Foster Wallace. Mi ispiro a loro, anche se ovviamente senza paragoni di qualità. E poi ci sarebbe Raymond Carver, il più bravo di tutti a scrivere racconti... Negli Stati Uniti, il racconto è un passaggio obbligatorio per arrivare al romanzo. Ed un romanzo lo sto scrivendo adesso».
Lo scrive in coincidenza con un cambio di vita. Dalla provincia di Piacenza è venuto a stare a Conegliano.
«Mi sono trasferito per venire a stare con la mia fidanzata, che fa la violinista».
Il cambio di scenario modifica l’ispirazione?
«Alla fine quando scrivi l’ambiente è sempre lo stesso: sei seduto davanti a un computer e ti concentri... Però devo dire che nella vita quotidiana per disponibilità, apertura e simpatia della gente ho trovato molti punti in comune tra Conegliano e Piacenza.