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La San Salvario multietnica ora è un romanzo. Di successo

Autore: Sara Strippoli
Testata: La Repubblica / Torino
Data: 21 giugno 2013

L’attacco, esilarante, è un estratto da una lettera al direttore pubblicata dalla Gazzetta del Popolo del 1959: «Signor direttore, lei fa troppo onore a questi meridionali, occupandosi di loro sul suo antico e nobile giornale. Per conto mio non c’è una «questione dei meridionali a Torino», ma soltanto il problema di rimandare al loro Paese degli scansafatiche, dei buoni a nulla, che vengono nel Nord non per lavorare, ma per commettere soltanto reati. Tornino a casa e basta». Atmosfere che ricordano Jean Claude Izzo - da Marsiglia a Torino - un po’ giallo, un po’ commedia all’italiana: un libro che piacerà moltissimo a donne e uomini, ma forse soprattutto alle signore che sono state le prime a riconoscere i lati positivi della mixité del quartiere. C’è un cocktail di generi nel bel romanzo di Amara Lakhous, algerino di Algeri, 47 anni sedici anni a Roma, da un anno e mezzo cittadino torinese per amore della scrittura vissuta sul posto. Venerdì, alle 18 , il suo «Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario», già un piccolo caso in città, viene presentato da Feltrinelli di piazza Cln. Un caleidoscopio di personaggi, a cominciare dal protagonista, Enzo Laganà, calabrese immigrato a Torino e acuto cronista di nera alle prese con una faida fra albanesi e romeni nella città dell’euforia olimpica del 2006. C’è Gino, il maialino che i musulmani vogliono uccidere e c’è Mario Bellezza, l’uomo con la pancia più grossa di tutta San Salvario che vuole organizzare le ronde. Luan, 48 anni, albanese che racconta delle sue due mogli, quella albanese e quella italiana, e compatisce gli italiani che di mogli ne hanno una sola ma poi devono mantenere tre amanti. Poi zia Giovanna, 81 anni e una forma fisica invidiabile, che va matta per i quiz. Mai riuscita ad arrivare in televisione perché in Italia «vanno avanti soltanto i raccomandati». Gli altri sono tanti, tutti abitanti del quartiere per la rappresentazione di una piccola Belleville nostrana.
L’autore, alla sua quarta prova letteraria, racconta la sua vita di scrittore itinerante, i risparmi ai tempi del lavoro come giornalista, un investimento per gli anni in cui si immerge nella stesura dei romanzi: «Venire a vivere a Torino non è stata una scelta casuale. Dovevo seguire le tracce del suo personaggio, Enzo Laganà, cronista di nera, meridionale di Calabria. Quando ho immaginato di seguire il mio personaggio dovevo andare a vivere in una città di immigrazione. Poteva essere Milano, ma Torino è molto meglio. Qui mi sono trovato benissimo». Due lauree e un dottorato, la professione di giornalista (in Algeria e a Roma per AdnKronos con collaborazioni su Reset) Lakhous resterà ancora per qualche anno cittadino torinese: qui ambienterà anche il suo prossimo romanzo: «Enzo Laganà - dice - potrebbe diventare un personaggio seriale». Uno scafato Virgilio degli anni duemila, in strada per raccontare il mondo che cambia. O che forse non cambia mai. E oggi alle 18,30 presenta il suo romanzo alla Feltrinelli di piazza Cln, mentre lunedì 24 sarà alla Camera, dove ad ascoltarlo verrà anche la presidente Laura Boldrini.