Intervista a Matteo Strukul - Regina Nera
Autore: Enzo Carcello
Testata: CorpiFreddi
Data: 6 giugno 2013
Corpi Freddi: Redattore di uno dei siti più influenti del panorama italiano che tratta letteratura di genere, organizzatore di eventi legati ai libri, direttore editoriale di una collana di successo. Insomma mangi pane e libri oramai da parecchi anni. Scrivere dei libri è stato un passaggio normale o è una passione che coltivavi già da tempo?
Matteo Strukul: Caro Enzo, anzitutto grazie per lo spazio su Corpi Freddi. Riguardo alla scrittura, posso dire che nasco come lettore nevrotico, divoratore di libri che non smette praticamente (Quasi) mai di perdersi nelle storie e nei generi più diversi. Credo nella lettura e nella scrittura come conseguenza necessaria per liberare spazio nella mente, un po’ come quando liberi l’hard disk. Faccio un patchwork di tutte le letture, i film, i fumetti letti e visti e tiro fuori un romanzo. Insomma la scrittura è liberazione, nel senso che attraverso i romanzi di Mila - che considero veri e propri pastiche di genere - posso fare spazio per immagazzinare nuove ossessioni. Ad esempio, con “Regina nera” ho infilato Hoffman e Schiller, Willocks e Peace, il Nibelungenlied e la trilogia Millennium, Clancy e Novalis, Sons of Anarchy e Guthrie, il black metal e la mitologia germanica, le valchirie e l’hard rock e lo dico solo a livello d’ispirazione, mi pare chiaro. Giammai oserei anche solo ventilare l’idea di un paragone. Però tutte queste letture, riferimenti, paranoie hanno trovato un mixaggio pulp-crime-gotico e hanno costituito il substrato narrativo del nuovo romanzo di Mila, io ho liberato un po’ il cervello e adesso sono pronto per immagazzinare altre letture fino al prossimo romanzo. Insomma scrivo per sopravvivere mentalmente e non crollare sotto i colpi della demenza che avanza. Invecchio, quindi ho meno capacità di ritenere le nozioni, ecco perchè scrivo e faccio spazio per i pochi neuroni rimasti, come diceva Pinketts: “L’ultimo dei neuroni”.
CF: Piccola curiosità personale: ma come “min#@§a” organizzi la tua giornata per riuscire a fare tutto questo?
MS: La mia giornata è il caos, non c’è nessuna organizzazione, ma la mia giornata è anche molto lunga. Sto anche pensando, in effetti, di cambiare la mia giornata perché mi sento un vero coglione a passare il tempo davanti al Mac quando posso uscire e godermi il sole… anche se ultimamente è piovuto molto. Però il punto è che ho bisogno di stimoli continui, quando ho scritto il romanzo volevo fare il fumetto, quando ho fatto il fumetto volevo che i romanzi trovassero la strada per l’estero, quando i romanzi di Mila sono stati comprati per essere pubblicati in USA, UK, Canada, Australia ecc. ho pensato…be’ a sto punto siamo pronti per il film…staremo a vedere, ma il punto è che immagino che i miei personaggi facciano parte di un loro mondo, e quel mondo voglio sia il più possibile pop e cross-mediale. Poi, siccome sono un lettore d’assalto, adoro poter portare e promuovere autori stranieri in Italia e questo perché con molti di loro ho creato rapporti d’amicizia fantastici e poi, in seconda battuta, perché imparo come un pazzo. E poi è bello contaminarsi, leggere tanti altri bravissimi scrittori e farli conoscere al pubblico italiano. Insomma, Victor Gischler, Tim Willocks, Allan Guthrie, Ray Banks sono autori magnifici e credo meritino di essere letti, e non basta farli arrivare in libreria bisogna portarli fra i lettori, bisogna andare in tour, confrontarsi, girare: rock’n’roll, cazzo.
CF: Parliamo adesso di Mila, uno dei personaggi più cazzuti e "freschi" degli ultimi anni. Da dove nasce l'idea e perché mai una donna?
MS: Perché una donna così nei romanzi non c’era. Mi spiego: c’era eccome a livello di cinematografia, fumetto e letteratura straniera - pensa a The Bride, Elektra, Lara Croft, Crimilde, Lisbeth Salander, Nikita – ma non c’era affatto nella narrativa italiana, specie in quella di genere. L’ho trovato folle, tanto più considerato che le lettrici sono oggi sempre più maggioranza, e poi perché mi rompeva tremendamente che nel genere italiano le donne dovessero sempre stare a fare le comprimarie, le dark lady, le anatomopatologhe, le poliziotte sfigate con i figli a carico, e comunque trovavo sempre personaggi femminili che non facevano girare la storia: le donne nei romanzi italiani di genere sono quasi sempre quelle che rassicurano, quelle che… ci sono per darti una spalla su cui piangere. Vaffanculo! Io volevo un personaggio femminile guerriero, in grado di urlare, di sputare via il dolore, di infliggerlo, volevo sangue e morte e tormento e romanticismo da Sturm und Drang. Volevo contraddizioni e integrità, volevo un personaggio spezzato e in grado di rialzarsi. E doveva essere protagonista: dall’inizio alla fine. E doveva essere complesso…e una donna bella, ferita, arrabbiata ma anche dolce, fragile, una donna bambina e una valchiria insieme, una donna così poteva offrirmi - come scrittore e come lettore - la prospettiva che cercavo. E credo che poi ogni donna nella vita di tutti i giorni sia almeno un po’ così, no? Solo che io ho la fortuna di usare le alchimie del romanzo…e allora, osiamo, ti pare? Victor Gischler ha detto che Mila è un bellissimo esempio di un classico, di un archetipo: prendi una donna, rovesciale il mondo addosso, dalle una spada e una pistola in mano, fai un passo indietro e resta a guardare qual che succede. La trovo una definizione magnifica perché sintetizza il senso di quello che ho fatto. E poi, sempre ricordando quello che diceva Victor, tutti noi nella vita abbiamo bisogno di donne bellissime che ci facciano paura almeno un po’… e le donne bellissime sono quelle che hai davanti, ok? Non quelle dei fumetti, parlo di vita reale. Basterebbe ascoltarle. Ecco, diciamo che Mila è una che si fa ascoltare.
CF: Non sarebbe stato più semplice per te creare un personaggio di sesso maschile?
MS: Forse sì, e infatti ne ho creato uno, ma lo conoscerete l’anno prossimo, credo e spero sia un bel personaggio davvero, insomma a me piace, ho molta fiducia in lui, eh eh. Però guarda non ho scelto la cosa più semplice ma quella che volevo raccontare e non perché avessi chissà quale missione ma semplicemente perché come autore voglio essere fedele alle storie che spingono per uscire. Mila mi ronzava in testa da un po’ e si sa che con Mila…è meglio non dire di no, non sai mai quanto male la possa prendere.
CF: Il personaggio di Mila, è parecchio fuori dagli schemi in un momento storico-sociale in cui i mezzi di informazione si sono accorti del fenomeno del femminicidio e moltissimi libri di genere hanno come protagonista un uomo. La tua eroina, fredda ma triste, di certo non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi, ma non rischia di diventare un po’ troppo poco reale?
MS: Mila è fuori dagli schemi, ma non credo, sinceramente, sia fuori dalla realtà. Lo stupro che ha subito Mila, da quattro uomini, ad esempio, è un’ipotesi schifosamente reale. L’incapacità di elaborare il lutto del padre ucciso. Il rinchiudersi nel silenzio e nel dolore senza denunciare la violenza di cui è stata vittima… e tutto questo c’è ne “La ballata di Mila”. E poi mettici gli incubi, i disturbi di personalità, quel senso d’impotenza che deriva dal voler amare qualcuno che invece odi per quello che ha rappresentato per te, e però allo stesso tempo vorresti vincere le tue barriere, l’orrore che ti mangia come un cancro dopo che sei stata violata quattro volte. E tu lo sai e non riesci a superare quello che ti ha devastato, bruciato dentro. E “Regina nera” parla di questo, parla di Mila, parla della sopraffazione ma anche della reazione delle donne. Non definirei Mila fredda, lo è quando svolge la propria missione, hai ragione su questo, è una professionista, ma nelle parti di diario o in quelle di incubo, o quando fa il five finger fillet o quando è sotto la doccia, quella è una Mila piena di passione e furore. No, non definirei Mila fredda. Ma quel mix di ghiaccio e fuoco, rabbia e dolcezza, fragilità e spavalderia, be’ solo una donna può essere così, e in modo magnifico.
CF: Il Nord Est Italia è la selva in cui ti muovi, organizzi eventi ed è scenario dei tuoi libri. Non credi che limitarsi solo allo stesso territorio sia un po’ come ghettizzarsi?
MS: Guarda, non saprei, a Lansdale nessuno dice che si ghettizza, certo è Lansdale, insomma un autore geniale, eppure parla del Texas, del Texas, del Texas e fa bene accidenti perché è ciò che conosce. Poi, è chiaro, si può anche cambiare ma quello che mi è piaciuto è che invece un sacco di gente ha apprezzato la scelta di un territorio preciso e fra l’altro il mio nuovo romanzo ad esempio è per buona parte ambientato in Alto Adige, una terra che conosco piuttosto bene e di cui non si parla mai nei romanzi. E lo stesso potrei dirti per il fumetto, ambientato completamente, invece, sul Delta del Po, altro luogo dall’iconografia formidabile. Credo che se racconti ciò che conosci, ma provi ad affrontare temi universali come la vendetta, il complotto, il crimine, il dolore, allora quel regionalismo non è d’impaccio ma è invece un personaggio che potrà essere il quid in più delle tue storie. Ed ecco che il pulp si fa sugar pulp, eh eh.
CF: Quando lessi il primo romanzo di Mila, pensai subito che sarebbe stata una gran figata vederne una trasposizione a fumetti e il dio Anobii credo hanno ascoltato le mie preghiere visto che ne è stata creata una serie fumettosa grazie al mitico Vitti. Parlaci di questo progetto.
MS: Per la verità volevo da subito arrivare al fumetto, nel senso che, essendo fissato con il concetto di cross-media e il mix di linguaggi, be’ trovavo il fumetto uno sviluppo naturale. Io e Vitti ci siamo conosciuti quando il mio primo romanzo doveva essere ancora pubblicato. A me piaceva come disegnava e a lui, per mia fortuna, come scrivevo io. Ne è venuta fuori una miniserie che si concluderà con il prossimo terzo numero che presenteremo in anteprima a Rovigo Comics il 25 e 26 maggio. Ma stiamo già pensando di lavorare a un’altra miniserie, insomma ci stiamo prendendo gusto. Lavorare con lui è stato bellissimo e il risultato ci ha completamente soddisfatti. Credo sia piaciuto anche ai lettori che ci hanno anche fatto premiare con il Leone di Narnia per il miglior fumetto italiano. Tutto merito di Ale, è chiaro, però Mila…
CF: Facendo tutti gli scongiuri del caso (negli anni ho imparato che gli autori odiano questa domanda…), se ne sta preparando anche una versione filmica.
MS: Guarda è presto per parlare però posso dirti che la notizia della pubblicazione dei romanzi di Mila sul mercato anglo-americano ha scatenato i produttori e attualmente è in atto una trattativa che al solo pensiero ululo, ma so già che se parlo muore tutto quindi taccio e incrocio tutto quello che ho.
CF: Ma Strukul non è solo Mila Zago. A breve esce per Multiplayer.it un’antologia dal titolo “Storie Ordinarie per Vite Ordinarie” che ti vede assieme a nomi del calibro di: Sarasso, Gardella, Roversi, Avoledo, ecc. Di cosa parlano l’antologia e il tuo racconto?
MS: Insieme a Luca Crovi, che ha firmato la prefazione, Tullio Avoledo, Simone Sarasso, Paolo Roversi, Massimo Gardella, Roberto Recchioni, Alessandra Contin e altri autori ho firmato un racconto per la bellissima antologia, edita da Multiplayer.it, “Le realtà in gioco”. Il mio racconto è un urban fantasy a base di vampiri, monaci guerrieri, eroi, spade e un praticante avocato supernerd, direi che questo manipolo di figure rende bene l’idea che sta alla base del progetto: quella di spingere sull’acceleratore della cultura pop e sviluppare storie che partano dalla narrativa videoludica – che sviluppa personaggi, intrecci e trame mozzafiato per i moderni videogiochi – e la miscelino con il quotidiano. Ho trovato l’esperimento affascinante, il progetto del resto è arrivato a compimento dopo un contest durato alcuni mesi e che ha portato alla selezione di una serie racconti di autori esordienti che si sono visti scegliere da una giuria di qualità e da un consesso popolare. Tutti i racconti cercano di tenere una linea sottile fra realtà virtuale e quotidiano, utilizzando il mondo e la dimensione del videogame come cardine narrativo. Trovo che Multiplayer.it sia una delle case editrici più attente, stimolanti, vivaci e attive degli ultimi anni e sono davvero felice che mi abbiano voluto a bordo per il progetto
CF: Quindi sei anche un po’ nerd, heeheh?
MS: Altro che, quando pensate ai nerd, pensate a me.
CF: Prima di chiudere quest’intervista vorrei porti una domanda “seria”. Come detto in precedenza, sei sia scrittore che direttore editoriale di una collana per BD. Secondo te, come sta messa oggi la scena letteraria italiana?
MS: La scena letteraria italiana di genere secondo me sta bene perché si sta rinnovando ancora una volta, grazie ad autori come Simone Sarasso, Pierluigi Porazzi, Francesca Bertuzzi, Marilù Oliva, Marcello Simoni, Lorenza Ghinelli e tanti altri che propongono romanzi di grande qualità, che osano, che mescolano i generi, che virano sui linguaggi espressivi differenti e quindi mixano cinema, fumetto, videogame, serie tv. “Invictus” di Sarasso prende il romanzo storico e lo rende pop, addirittura pulp, meraviglioso! Francesca Bertuzzi gioca con i cliffhanger ne “Il Carnefice” come farebbe uno sceneggiatore cinematografico di gran classe, chapeau! E tutti gli altri, anche quelli che non ho nominato, e solo per motivi di spazio, stanno facendo lo stesso. In questo senso l’antologia per multiplayer.it è una bomba. Ho letto i racconti di Paolo Roversi ad esempio e Massimo Gardella e ho goduto come l’ultimo dei nerd, e ci mancherebbe altro, poi c’è un Maestro come Tullio Avoledo, ma appunto io adesso parlo degli autori della mia generazione che sono quelli che inevitabilmente hanno qualcosa di veramente nuovo da dire. Poi, chiaro, se pensi che Carlotto fa quattro romanzi in quattro mesi per Einaudi, con Videtta, e tira fuori una miniserie fantastica, meravigliosa, cambiando il concetto stesso di romanzo o che Avoledo firma i romanzi per la serie Metro 2033 e li ambienta fra Roma Ravenna e Venezia be’ è ovvio che spalanco gli occhi e urlo esaltato ma, ripeto, anche la mia generazione sta dando il suo porco contributo. Ed è giusto sottolinearlo.
CF: E solo una piccola curiosità personale: premetto che adoro per affinità di gusti la collana “Revolver” (adoro i lavori in stile Gischler, Lansdale, Willocks), ma come mai così pochi italiani ne fanno parte?
MS: Guarda, non hai tutti i torti, la verità è che quando hai autori come questi in catalogo devi pretendere un uguale livello per gli autori italiani e non è – sinceramente – facilissimo. Però Marina Marazza ha scritto un gran romanzo storico-gotico e infatti l’abbiamo pubblicata con grande orgoglio e non escludiamo di fare altrettanto quest’anno magari con qualche altro autore/trice. Quindi che aspettate? Fatevi sotto!
CF: Altra odiosa e banalissima domanda per chiudere: progetti futuri? :P
MS: Un thriller storico virato al gotico, una trilogia di romanzi urban fantasy con vampiri su cui sto lavorando, il terzo romanzo di Mila, una commedia pulp, parecchi fumetti in forno.