Storie di padri e figli fra sorrisi, racconti storie e amarezze
Autore: Simonetta Bitasi
Testata: La Gazzetta di Mantova
Data: 4 giugno 2013
Il figlio come un filo che deve entrare nella cruna della propria crescita. Il padre come un filo che va sfilato». Storie di figli, ma soprattutto storie di padri in due libri che curiosamente hanno in comune il numero ottantatre. La citazione iniziale è dall'intenso e complesso “Geologia di un padre” del poeta e scrittore Valerio Magrelli. Che per dieci anni ha raccolto appunti, note, versi, pensieri, amare considerazione con protagonista il padre, Giacinto Magrelli. Alla sua morte Valerio ha deciso di ordinare e pubblicare il materiale sparso per raccontare suo padre e anche se stesso. E se da una parte la lettura dà la sensazione che chiunque di noi possa farlo, comporre il suo album di appunti, storie, messaggi, riflessioni, cronache, note pratiche, poi ti rendi conto che ci vuole un poeta e uno scrittore per dare insieme la sensazione di universalità e unicità che il libro trasmette. Diviso in ottantatre capitoli, quanti sono gli anni vissuti da Giacinto, Geologia di un padre è quello che promette il titolo. Come speleologi ci troviamo a osservare le stratificazioni di una vita, che non è però indipendente dalle altre e che anzi le permea e le condiziona. Tanti poi sono i registri utilizzati nel racconto, e tutti magnificamente orchestrati da un regista sapiente che non indulge mai al eccessivo sentimentalismo o all'ironia gratuita. Per cui ci troviamo spesso a sorridere, a commuoversi, anche ad arrabbiarci e a pensare con maggiore lucidità e forse condiscendenza al nostro, di padre. Geologia di un padre è un libro da leggere, rileggere e conservare vicino. Da sottolineare e regalare. Perché attraverso il racconto di un padre, riesce in realtà a rappresentarli, fosse solo per un gesto, un episodio, un espressione, un sorriso, un rimprovero, un piccolo affresco, tutti quanti. E a dare la sensazione al lettore di averlo composto lui questo puzzle scombinato e perfetto insieme che racconta di noi attraverso il padre che abbiamo avuto accanto.
Sono ottantatre anche gli anni e i capitoli di Ottantatré di Alberto Bracci Testasecca, terza prova narrativa di uno dei più stimati traduttori italiani. Anche qui un padre, di cui seguiamo però passo passo l'intera esistenza. Addirittura dal concepimento. Poi anno per anno attraverso gli episodi più salienti. Protagonista Giustino Astori, nato nel 1927 da un'umile famiglia di Montepulciano e morto nel 2009. La sua esistenza ci permette di percorrere velocemente gli ultimi decenni della storia italiana e non solo. La guerra, i partigiani, la nascita del cinema, il referendum sul divorzio, il primo uomo sulla luna, il telefono cellulare: tutto passa attraverso gli occhi vivaci di Giustino, che non smette mai di guardare e cercare l'amore, neppure a sessant'anni. Insieme naturalmente tutti gli episodi che appartengono ad ogni vita, ma che per ognuno sono unici: la perdita di una sorella; l'amore; la paternità; la crisi matrimoniale; la necessità della solitudine; la malattia improvvisa e il senso di precarietà della vita; l'invecchiamento e infine la morte. La storia di Giustino è in realtà tante storie. E se quella di Magrelli è una geologia del padre, Alberto Bracci Testasecca ne compone più una geometria, un gioco di incastri che restituisce la sensazione di una forma unitaria, composta da infinti pezzettini.