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"Consideratemi uno scrittore in trasferta"

Autore: Valentina Maci
Testata: La Sicilia
Data: 1 giugno 2013

L'Italia 'in breve' spiegata da un algerino 'italianissimo minorenne' a Ragusa Ibla. Potrebbe sembrare un paradosso ma la spiegazione è racchiusa in uno dei nomi più famosi di scrittori italiani contemporanei. E' Amara Lakhous algerino di nascita e italiano per scelta. Lakhous nasce ad Algeri nel 1970, sesto di nove figli di una numerosa famiglia berbera, una vita alla ricerca della conoscenza filosofica e di quella 'letteratura totale' che non ha nulla a che fare con 'il catenaccio' calcistico, per dirla con le parole dello scrittore, ma improntata sul 'modulo olandese', sulla libertà di pensiero e di parola, su quel giornalismo d'effetto che si basa sull'osservazione della realtà. Un punto di vista privilegiato, dall'alto di una cultura anch'essa 'totale', a voler utilizzare un'etichetta d'uso comune 'multiculturale'. E' così che nascono i racconti di Amara Lakhous, nato scrittore e cresciuto tra le pagine di Pier Paolo Pasolini, Vincenzo Consolo e figlio letterario di Leonardo Sciascia. Formatosi tra i racconti di Nagib Mahfuz, Nikos Kazantzakis, Flaubert e Hemingway. Oggi vive a Torino. Una fusione di culture che mette in discussione le singole identità nazionali per costruire 'l'uomo ideale', 'l'esperanto' culturale cui la società globalizzata dovrebbe tendere. Unione di nazioni sotto il segno dei più alti modelli e valori culturali ed interculturali. La sua amicizia con uno dei letterati più preparati della provincia iblea, il prof. Giuseppe Traina dell'Università di Catania, docente della Facoltà di Lingue di Ragusa, lo ha portato ad Ibla per la presentazione, curata da Traina ed Elisa Briante, del suo ultimo lavoro: "Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario". Un titolo sui generis per un autore "impegnato- comico", come lo ha definito lo stesso Traina, che come un "architetto della scrittura" costruisce i suoi personaggi partendo dalla realtà tragicomica che lo circonda. "Sono uno scrittore in trasferta – ha spiegato Lakhous - un 'minorenne', considerato che vivo in Italia solo dal 1995. Quando scrivo non mi pongo mai come un giudice, preferisco il ruolo del testimone. Non ho certezze, solo dubbi". Lakhous scrive a livello linguistico sulla scia de 'Il Pasticciaccio' di Pasolini, mischiando l'italiano ai dialetti. Si definisce uno scrittore arabofono ed italofono e afferma: "Io arabizzo l'italiano e italianizzo l'arabo". Per essere chiari, è lo scrittore italiano più conosciuto all'estero. Stupisce per la capacità di spiegare i limiti della società italiana ed algerina, di quel maschilismo 'benpensante' italiano celato dietro una cultura troppo fragile. Conclude il suo romanzo con un'espressione calabra, molto usata in Sicilia: "Zio, chine nàscia rutunnu non mora quadratu". Ha capito tutto dell'Italia Amara Lakhous.