"Il cielo è dei potenti" di Alessandra Fiori
Autore: Gaetano D'Elia
Testata: Quotidiano di Bari
Data: 30 aprile 2013
Le edizioni e/o pubblicano il libro d1 Alessandra. Fiori (in lizza per lo Strega), "ll cielo è del potenti", titolo che ricorda sia Il romanzo di Flannery O'Connor "Il cielo è dei violenti" sia il film di Chabrol "La commedia del potere". L'autrice descrive la parabola di un avvocato di provincia che preferisce lasciare lo studio del padre per per seguire una sua vocazione per la politica. Bucci è un democristiano (che poi finirà per fondare Alleanza Nazionale) animato da buone intenzioni, compreso l'abbattimento di palazzi abusivi. Ma l'ambiente e le circostanze sono tali da costringerlo a inchinarvisi. "Il cielo" diventa, quindi, una saga e una girandola di tessere, correnti, comizi. accordi, compromessi, mazzette, cene elettorali, materiale pubblicitario, accordi col Vaticano, palazzina: cioè tutta la selva e tutto il sotto bosco politico romano con i relativi problemi e con le regole ferree da rispettare. Il romanzo della Fiori è anche una storia familiare (la moglie bellissima che finirà per tradire ed essere tradita) che s'intreccia con personaggi reali inseriti nella trama sotto mentite spoglie (lo stesso protagonista è Publio Fiori, DC gambizzato dalle BR): si possono riconoscere Sbardella, Evangelisti, Andreotti, un po' come nel Divo di Paolo sorrentino. "Il cielo" non è però una cronaca di quell'epoca (dal dopoguerra ai primi anni 2000) bensì un racconto suadente, sobrio, con punte lirico-fiabesche che ben si amalgamano con la sottile ironia che, a volte, raramente, sfocia nel. sarcasmo. Per capire quest'intreccio tra la dolcezza della vita familiare e gli 'obblighi' della carriera politica si legga il brano che segue. Il nonno del protagunista ha offerto una sua casa al figlio, fissando un fitto simbolico che, Appena ricevuto, viene devoluto al nipotino (il futuro politico). La madre chiede al ragazzo di versarle la modica cifra. La genitrice dice, imperiosa: "Claudio, tu lo sai com'è la regola: i soldi dati dai nonni devono passare prima per la madre". Di fatto è stata lei a chiedermi la prima tangente".
Questa battuta fulminante è come un marchio impresso su tutte le pagine seguenti: dalla 23 alla 294. Lo spaccato di un lungo periodo della vita politica romana e italiana si alimenta di un delizioso rammemorare familiare, non per assolvere quelle pratiche politiche ma per meglio intenderle, dall'interno. Le notizie che ci vengono trasmesse si incardinano nella memoria tenera, mai assolutoria o autoindulgente. Si veda l'episodio dell'imbussolamento, quando c'era da votare in sezione ci si serviva di due urne, una pubblica e l'altra nascosta n bagno. Nel momento del conteggio dei voti, va via la corrente e s'imbastisce una rissa. Si approfitta della confusione per scambiare i due scatoloni con le schede: quelle legale viene fatto sparire, quello precostituito diventa l'urna ufficiale. Così si pilotavano i successi elettorali e le carriere dei futuri, fidati, dirigenti. L'avanzare della narrazione coincide con la comprensione, da parte dell'ex avvocato, dei meccanismi del potere. Il libro diventa più cupo come in questa dichiarazione: "E siccome l'urbanistica era una delle fonti primarie dei rifornimenti al partito, la discussione valeva quanto e più di tutte le altre". La cupezza non viene però mai lasciata sola. A poche pagine di distanza riprende lo stile sbarazzino, da comica del muto. "All'inizio della campagna elettorale i numeri erano a mio sfavore e continuavo a non avere una lira. L'unico modo per racimolare voti era girare: strade, piazze, parrocchie, case". Ma quando il gioco si fa duro lo stile si adegua e la satira funge da scappatoia. Memorabile, a questo proposito, l'episodio delle 70.000 lettere pubblicitarie che vengono regalate a Bucci, prive però di francobolli. "Giuliana organizzò una catena di montaggio... Cinque tavoli di plastica in fila, che aveva preso in prestito dalla parrocchia. Le sue buste erano tutte belle ordinate e compatte, buste, lettere, indirizzi e il mio volantino elettorale fresco di stampa. Ma ancora niente francobolli". Dopo svariati eventi, politici e familiari, si conclude la storia di Claudio Bucci, un eroe dei nostri tempi, nostro fratello contemporaneo: "scopro che mi restano molti bei ricordi, qualche rimorso e qualche rimpianto. Perché in fondo ho corso parecchio, vinto abbastanza, e, anche quando ho perso, non si può dire che non l'abbia fatto alla grande."