Non sappiamo se si tratti della stessa bambola al centro di La figlia oscura (2006), l'ultima fatica letteraria di Elena Ferrante. Certo è che Celina, dimenticata sulla spiaggia da Mati, la sua "mamma" di cinque anni, è molto più di un giocattolo. E' lo specchio delle paure e delle angosce infantili, raccontate dalla bambola-bambina come una "frantumaglia", grumo di malessere e stupore intorno al quale lavora, da sempre, la scrittrice.
Celina diffida degli adulti, a cominciare dal padre di Mati, arrivato per il fine settimana con un regalo "speciale", un gatto bianco e nero, che ha preso il suo posto tra le braccia della bambina. Ed è terrorizzata dal Bagnino Crudele del Tramonto che "viene sulla spiaggia quando fa buio e ruba i giochi delle bambine". Ha un amico terribile l'orco della spiaggia, è il Grande Rastrello, che "ha orribili denti di ferro... Morde ferocemente la sabbia e avanza". E tutto quello che raccoglie finisce in un mucchi che sarà bruciato.
Terribili sono le paure di Celina, in quella notte buia sulla spiaggia. Spaventoso è il fuoco, indifferente l'Onda, crudele la tempesta. non c'è alleato per un bambino, né rassicurazione possibile per la deriva dell'abbandono. Che, nella fiaba nera di Celina, coincide con un vero annegamento: "...l'acqua dalla bocca mi va nella pancia e affogo. Scendo giù, giù, giù. Tocco il fondo".
E perché mai Celina dovrebbe fidarsi dei grandi? Ha solo un desiderio, la bambola-bambina: tornare a parlare con Mati, perché quel linguaggio segreto e condiviso è l'unica ragione della sua felicità. Ma sono proprio quelle parole che vuole rubarle il Bagnino Crudele del Tramonto, per renderla "una stupida bambola muta", uguale a tutti gli altri oggetti lasciati sulla sabbia, un Cavalluccio di plastica, un Tappo di metallo, una Penna biro...
E' vero, dopo tanto malessere arriva il lieto fine. Ma sono le strofe di una canzone, che Elena Ferrante ci porge come una chiave, a farci intravedere il grumo dell'Infanzia: "Niente parole/ Solo tagliole/ Senti che pace/ Se tutto tace".