Mentre si legge questo romanzo (“Conta su di me” di Jorge Bucay, pubblicato da E/O nel 2013) prima o poi ci si sente bene. L’autore incorpora racconti di varie tradizioni (ebraica, indiana, biblica, nordica, orientale, mediorientale, ma anche storie di autori sconosciuti o raccolte da internet) per raccontare la vicenda di Demián, un quarantenne che sta attraversando una crisi che non riesce neanche a individuare bene: cosa c’è che non va? Sì, è vero che si è appena separato dalla moglie ed è stato mollato dall’ultima fiamma, ma sente che questo non è il nocciolo del suo disagio. Il cammino che intraprende con Jorge, il suo amico-analista, gli farà scoprire i punti nevralgici del suo malessere, e ogni punto verrà messo a fuoco tramite un racconto. Il rischio di un romanzo così è di sembrare troppo didascalico, di mettere insieme delle storielle istruttive tenute su alla bell’e meglio da una trama sfilacciata: con quest’opera di Bucay, tuttavia, il rischio è evitato grazie alla verosimiglianza delle problematiche di Demián, problematiche che riguardano inevitabilmente ognuno di noi. Sono convintissima che Bucay abbia ragione quando, tramite l’analista, dice:
C’è un racconto per ogni persona e per ogni momento della sua vita.
Una volta non esistevano le figure professionali che oggi si dedicano al nostro benessere psicologico, ma le storie raccontate e tramandate oralmente trasmettevano le piccole e grandi saggezze necessarie ad ognuno: unendo il piacere all’utile. Siamo tutti dei Demián: paurosi di dare e ricevere, preoccupati del futuro e dei risultati, invischiati in rapporti umani che sono molto più semplici di come li rendiamo e pronti a scherzare (troppo) su un argomento per evitare di approfondire l’importanza che ha per noi. E allora, torniamo alle origini, frughiamo tra queste pagine e cerchiamo, ognuno per sé, la propria storia.