In libreria Trinacria Park. Sofia Di Giuseppe intervista Massimo Maugeri
Autore: Sofia Di Giuseppe
Testata: Scrivendovolo
Data: 24 aprile 2013
Un romanzo, per quanto possa nascere da stimoli esterni, è sempre determinato da un’interiorità che diviene fascino e intreccio.
Ha risposto alle nostre domande lo scrittore Massimo Maugeri, che ha pubblicato con E/O edizioni, nella collana Sabot/Age, “Trinacria Park”. Questo libro mostra proprio il percorso intimo dei vari personaggi, esprime la forza dell’attività del singolo, e poi si scaglia contro la “menzogna”. La storia infatti, partendo dall’isola di Montelava, svela l’apparenza, confessa le bugie su cui un intero parco tematico (Trinacria Park) è stato costruito.
Maugeri intreccia la narrativa al mito, il destino alla vita e il lettore rimane catturato da un ambiente tanto reale, ampio, ma allo stesso tempo così intimo e umano.
Il titolo dei romanzi è sempre fascinoso, ed è interessante soprattutto scoprire i motivi che lo hanno determinato. Da dove nasce, quindi, “Trinacria Park”?
“Trinacria Park” è il nome di un enorme parco tematico che decidono di realizzare all’interno di una piccola isola della Sicilia con l’idea di riconvertirla dal punto di vista turistico, essendo stata – in passato – deturpata dall’edilizia selvaggia e dall’industria siderurgica. Il romanzo nasce, dunque, da quest’idea e dalle suggestioni che ne sono derivate. Poi mi sono posto la domanda: cosa accadrebbe se qualcuno decidesse di costruire su quest’isola un parco tematico così ampio da ricoprirne quasi integralmente il territorio? Da qui ho cominciato a sviluppare la trama…
Perché ha deciso di ambientare il romanzo proprio in una piccola isola siciliana?
Perché mi interessava approfondire, in chiave narrativa, alcune tematiche legate all’insularità e alle problematiche a essa legate. Così ho immaginato l’esistenza di Montelava, l’isola dove nasce il parco: situata di fronte all’Etna a 20 chilometri dal litorale catanese. È una sorta di doppio della Sicilia.
Come mai ha scelto di inserire il poema epico che narra delle tre Gorgoni nel suo romanzo?
Desideravo inserire una componente mitologica all’interno della trama del romanzo, che peraltro affronta tematiche attualissime nell’ottica della “modernità”. Sono convinto che oggi sia particolarmente importante tornare al Mito anche nell’ambito della narrativa. Il Mito è dotato di una sorta di potenza ancestrale capace di incidere a livello psicologico in maniera molto efficace. Ne abbiamo ancora bisogno…
I personaggi di “Trinacria Park” in che modo si intrecciano con la natura delle Gorgoni?
Si crea una sorta di parallelismo tra la natura delle Gorgoni e i tre principali personaggi femminili del libro. All’inizio avviene per scherzo. Le tre donne in questione vengono chiamate con il nome delle Gorgoni: la giornalista Marina Marconi viene accostata a Steno (detta “la forte”); alla direttrice del parco, la produttrice cinematografica statunitense Monica Green, si affianca la figura di Euriale (detta “la spaziosa”); la giovane attrice Angela Metis si ritrova a incarnare il mito di Medusa (“la distruttrice”). Poi, nel corso della storia, tale intreccio diventa sempre più forte, quasi come fosse un gioco del destino.
Quali sono i temi cardine di “Trinacria Park”?
“Trinacria Park” è soprattutto un romanzo “contro la menzogna”. Nelle varie interviste che sto rilasciando in questi giorni ci tengo sempre a sottolineare il fatto che questo romanzo è stato accolto all’interno della collezione Sabot/Age delle edizioni e/o: una collana diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto e che tra le tematiche prevalenti di cui si occupa c’è, appunto, il “tema della menzogna”. All’interno del parco, e dell’isola, per un motivo o per l’altro, tutti fingono. La storia si dipana nel mezzo di interessi contrapposti, sopra cumuli di bugie dissimulate dai fasti mediatici che ruotano intorno a un grande sogno… che però è solo apparenza. Nulla è come sembra al “Trinacria Park”.
Ciò premesso, il romanzo affronta molteplici temi tra cui: l’insularità, le problematiche ambientali, il terrorismo internazionale, l’indipendentismo, gli eccessi del marketing, giusto per citarne qualcuno…
Buona parte del libro è dedicata alle sfaccettature umane, “Trinacria Park” è anche un romanzo psicologico?
Assolutamente sì. “Trinacria Park” è un romanzo dove la valenza psicologica è piuttosto spiccata.
Ciascuno dei personaggi, durante la storia, compie un percorso anche (anzi, forse soprattutto) interiore, dovendo fare i conti con i buchi neri del loro passato che – in un modo o nell’altro – cercano di riempire.
Quando ha deciso di scrivere il nuovo romanzo, sceglie di allontanarsi da casa per concentrarsi sulla scrittura come fanno molti autori al momento della stesura?
No, in genere rimango a casa e cerco di “vivere” la storia a livello interiore. Poi inizio a scrivere e mi lascio guidare dalla storia stessa. A volte prende direzioni diverse da quelle preventivate. E quando accade è una magia…
A quali lettori si riferisce “Trinacria Park”?
“Trinacria Park” è un romanzo che potremmo definire come “trasversale”, poiché abbraccia diversi generi e utilizza registri linguistici differenti. Io direi che è adatto a qualunque tipo di lettore che ha voglia di farsi accompagnare all’interno di quest’isola, che è anche una metafora della nostra contemporaneità.
Vuole indicarci un piccolo estratto rappresentativo (3-4 righe) del suo nuovo romanzo?
Nella parte iniziale del romanzo Gregorio Monti, il direttore artistico del parco, descrive ciò che chiama “effetto isola”…
Non è un capogiro, no. E nemmeno senso di disorientamento. È altra cosa, l’effetto isola. È amore per il luogo in cui si è nati, è nostalgia per un passato irrisolto, è senso di colpa per scelte incerte e opinabili.
È tutto questo e altro ancora. Ogni volta che torna in quel luogo, e ogni volta che riparte, l’effetto isola lo afferra alla gola. Non ne parla con nessuno. Nessuno capirebbe. E poi l’effetto isola non colpisce tutti. Ha potuto verificarlo nel tempo. È una malattia che scorre nel sangue di chi percepisce la ricchezza della storia, la bellezza della natura, il peso delle tradizioni, la zavorra delle contraddizioni. L’effetto isola è un virus, un male sano e oscuro che va incontro a pochi. I più lo reggerebbero malvolentieri, perché non aiuta a vivere bene né a essere moderni ed efficienti.