Il Killer delle Maratone Paolo Foschi ritorna sul luogo del delitto
Autore: Mauro Valentini
Testata: Retrospettive.com
Data: 12 aprile 2013
“In un certo senso, posso dire di avervi aspettato… non Voi personalmente Signor Queen, né qualcuno come Voi, perché mi rendo conto che non esiste nessuno come Voi.” ( Bentornato Ellery! – Ellery Queen 1963)
Paolo Foschi è un giornalista del Corriere della Sera di Roma e scrittore, ma è anche un uomo di sport e un appassionato di musica, grande conoscitore, si dice tra i suoi colleghi del giornale, di musica Italiana e internazionale.
E quando uno scrittore ha tante passioni, e con queste passioni costruisce e arricchisce i suoi libri, l’entusiasmo e la sincerità dei suoi scritti diventa così evidente da creare in chi legge un’attrazione fatale.
Al suo personaggio, il Commissario Attila, ha “regalato” tutto il suo ardore sportivo e la sua chitarra, che l’investigatore tiene nel suo ufficio sempre pronto a strimpellarla quando ha bisogno di concentrazione, insieme ad un sacco da boxe, vecchio cimelio di una carriera da campione Olimpico che il Commissario colpisce ripetutamente quando è nervoso.
Si perché il nostro eroe, giunto con questo “Il Killer delle maratone” alla sua terza avventura è un ex campione di pugilato, medaglia d’argento a Seoul, medaglia che tiene sempre in tasca e che stringe furiosamente ogniqualvolta si trovi a contatto con il pericolo.
Stavolta Igor Attila, Commissario della strampalata ma efficace“sezione crimini sportivi” avrà a che fare nientedimeno che con un maniaco seriale che uccide a caso in giro per l’Italia durante le maratone.
Il nostro Commissario, che ha momenti di difficoltà esistenziale e dolori personali che pesano come macigni, dovrà cercare di metterli da parte per arrivare alla soluzione del caso, mettendo in moto le sue conoscenze segrete e inconfessabili a volte per arrivare al misterioso tiratore di balestra che insanguina le strade degli amanti della corsa.
Commedia, thriller e azione sono diluiti con sapienza da Foschi, che traccia questo suo Commissario così inquieto e macerato, vessato dai superiori ma con una carica umana che da subito crea empatia nel lettore.
Il libro si legge d’un fiato, commovente in alcuni tratti, ma così bilanciato e brillante da renderlo godibilissimo.
Incanto e disincantasi albergano tra le pagine e aldilà della concretezza lessicale e le divertentissime deviazioni comiche dal binario della trama, lo stile è deciso, efficace, vicino non tanto ai nostri coltissimi giallisti come Renato Olivieri o Andrea Camilleri, quanto al più sottile e irriverente Ellery Queen; ecco forse il paragone che siamo certi a Foschi non dispiacerà affatto è proprio con lo pseudonimo dei due cugini americani di inizio secolo, di cui non sappiamo quanto volontariamente ne persegua lo spirito divertito e aneddotico dei personaggi.
Attraverso il punto di vista di Attila, uomo di sport che sul ring ha imparato l’arte della solidarietà si palesano piccole anime meschine di professionisti insensibili e di questori inetti, ma anche amicizie straordinarie e colleghi appassionati del mestiere, in un’alternanza di tragedia e commedia questa si tutta italiana.