"Trinacria Park", Sicilia in chiave contemporanea
Autore: Ornella Sgroi
Testata: La Sicilia
Data: 23 marzo 2013
Ti odio, amata isola. Ti amo, odiata terra». Che dorme, come l'amata della canzone popolare "E vui dormiti ancora" di Calì e Formisano. Sono le note malinconiche di questa nenia siciliana, per voce di un aedo con il cappello nero che - come un Caronte moderno - traghetta turisti e abitanti dall'isola madre (la Sicilia) all'isola figlia (l'immaginaria Montelava), a incorniciare il tono e l'umore del "Trinacria Park" (Edizioni e/o-collezione Sabot/age) dello scrittore catanese Massimo Maugeri, fondatore del blog letteratitudine. it e da poco membro della giuria del Premio Strega. «Due isole allo specchio. Nel mare e nel male». L'una, al largo di Catania, riproduzione in miniatura dell'altra, della quale dovrebbe diventare principale attrazione, una volta trasformata nel grande parco a tema dedicato alla storia della Sicilia. Il Trinacria Park. Un progetto ambizioso che unisce politica, economia e cinema in una sinergia precaria che raggiunge i conti in banca e le vanità di Hollywood, trasformando una piccola isola destinata all'anonimato in set cinematografico di richiamo internazionale. Almeno sulla carta. Come tanti progetti faraonici siciliani che non hanno mai visto la luce. Dalla seconda Cinecittà che avrebbe dovuto nascere a Termini Imerese al parco dei divertimenti che dalla costa ionica avrebbe dovuto offuscare Eurodisney. Attingendo all'attualità della sua terra, di cui delinea con precisione e sofisticata psicologia i tratti di una modernità ancora contraddittoria, Massimo Maugeri costruisce un intrigo internazionale orchestrato a tavolino da misteriose organizzazioni che giocano con la vita di centinaia di malcapitati imprigionati nell'isola da un'inspiegabile epidemia di colera. Su cui incombe il mito greco delle tre Gorgoni, intrecciato alla vita delle tre protagoniste femminili della vicenda. Surreale e iperreale, disseminata di indizi e di contaminazioni linguistiche e di registro, espressione di ciò che l'autore chiama "effetto isola": un virus, un male sano e oscuro fatto di amore per il luogo in cui si è nati, nostalgia per un passato irrisolto e senso di colpa per scelte incerte e opinabili. Come quelle dei suoi personaggi, che recitano la vita e vivono la recita. Con "Trinacria Park" anche Massimo Maugeri, come altri scrittori siciliani quali Ottavio Cappellani ("L'isola prigione", Mondadori) o Gianni Bonina ("I sette giorni di Allah", Sellerio), propone un nuovo modello letterario della Sicilia, stretta ancora da antichi retaggi ma raccontata in chiave più contemporanea, in cui la mafia ha ormai un ruolo marginale come tanti stereotipi siciliani fino ad ora scolpiti nelle pagine di innumerevoli romanzi e in cui entrano in gioco terrorismo islamico, movimenti no global e forze oscure che guardano la Trinacria come una terra di nessuno, da occupare e governare in nome di interessi discutibili. A scapito dei siciliani, ancora incapaci di difendere da sciacalli e millantatori ciò che gli appartiene. Una terra che purtroppo dorme ancora, come l'amata del canto di Calì e Formisano.