"La solitudine è un vizio di cui a volte è difficile liberarsi". In un'isola cicladica battuta da un vento feroce che strappa lettere alle insegne, ha deciso di rintanarsi Stella Salaghiàs, insegnante di fisica nell'unico liceo del paese. Il suo è un disordinato eremitaggio, interrotto solo dalla compagnia di tre colleghe con le quali trascorre serate alcoliche e cameratesche, buttando giù dalla scogliera i regali del suo matrimonio fallito.
La solitudine, diffusa sull'isola come uno strano morbo - dall'igùmeno del monastero al barbiere, dalla vecchia Morfo al barista - finisce per far perdere alle persone la lucidità. Forse solo per questo Stella inizia un'improbabile relazione col misterioso dirimpettaio, Simos, un tipo laconico dall'occhio ceruleo, che ogni sera litiga furiosamente con la madre, Kleri, per poi riappacificarsi a suon di risate e abbracci.
Fin qui ci sarebbero tutti gli ingredienti per una rilettura satirica, tutta al femminile, dei disastri prodotti dall'intramontabile complesso di Edipo, con una madre furiosa di gelosia nei confronti del figlio sottomesso, mentre il potenziale tragicomico si sviluppa durante il funerale di una ricca zia, morta all'estero e tenuta surgelata per i mesi necessari ad organizzare in patria le esequie in pompa magna.
Ma poi irromperà la tragedia. E subito dopo, l'estrosa narratrice, considerata una delle più importanti nel pur ricco panrama della letteratura neogreca (ha tre romanzi di successo alle spalle) decide di cambiare completamente la prospettiva del racconto, finora concentrato su Stella. Chiamerà a testimoniare i vivi e i morti e svelerà una storia mai raccontata, la verità nascosta di questa potente storia d'amore a più voci.