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Troppo umani: i politici nei libri

Autore: Maria Serena Palieri
Testata: L'Unità
Data: 24 febbraio 2013

Giovanni Ernani, fratello gemello di Enrico Oliveri, il segretario del «principale partito di opposizione» e, da quando Oliveri è scappato, suo alter ego nelle piazze e nel palazzi del potere, nel romanzo di Roberto Andò «il trono vuoto» incontra il presidente del consiglio fortuitamente, in un bagno del quirinale. Siamo a pagina 108 e il premier di quei giorni, ben identificabile con la sua fisionomia da miliardario ridens, si sente così apostrofare dal colto e soavemente pazzo Ernani: «I porci prendono piacere dal fango, piuttosto che dall'acqua pura>> ... È un frammento di Eraclito, che Emani gli traduce all'impronta, visto che l'altro ignora il piacere di conoscere il greco antico. E così eccolo bollato, questo Presidente del Consiglio di cui non si fa il nome, come animale. Come essere pre-umano. Quando non è oggetto di esplicite caricature, infatti, sembra che l'Unto del Signore, per i nostri narratori, sia evocabile solo attraverso metafore: qui, le bestie eraclitee, ma come non pensare al Duca di Mantova del romanzo eponimo di Franco Cordelli, anno 2004 e, dietro le quinte, all'Hitler - con la grottesca e abominevole cerchia dei suoi scherani- indagato per 600 pagine da Giuseppe Genna, nel 2008? Vorrà dire qualcosa che, invece, due romanzi che ci raccontano l'altra politica, quella non berlusconiana, la narrano ignorando le ideologie, attraverso vicende soprattutto «umane>>? Uno è per l'appunto questo di Andò, uscito un anno fa per Bompiani (nel2012 premio Campiello opera prima), tornato in libreria per via del film che lo stesso autore ne ha tratto, Viva la libertà con Toni Servillo. L'altro è Il cielo è dei potenti di Alessandra Fiori, appena uscito per e/o. Rispettando un criterio temporale, partiamo da questo secondo. Perché racconta la vita di un politico venuto alla luce in tempi di Prima Repubblica. Alessandra Fiori, 36 anni, è sceneggiatrice e giornalista. Ed è figlia di Publio Fiori. Appunto il romanzo è un'operazione curiosa: biografia romanzata di un padre che, nato democristiano, abile a navigare nelle correnti della Balena Bianca poi, dopo la catastrofe del '92, transfuga nella nuova Destra e infine rifondatore della Dc, è stato sottosegretario e ministro, è stato gambizzato dalle Br e costretto per un ventennio a convivere con l'accusa di essere un piduista, finché un tribunale non ne sancì l'infondatezza. Qui eccolo figlio di un avvocaticchio di paese, sgomitante già da scuola, col sogno-meteora di farsi prete, il tempo di scoprire che a fare il politico si gode di potere uguale, ma senza rinunciare alle donne. Perché Claudio Bucci - il suo nome nel libro - i difettacci li ha tutti, è innamorato della bella moglie ma la cornifica e, che la politica sia imbroglio e capacità di incantare i gonzi, l'ha capito da ragazzino.

I TRUCCHI DEL MESTIERE

Dagli «imbussolanti», cioè la sostituzione delle urne vere con urne fasulle, nei congressi di sezione, ai modi in cui si diventa signori delle tessere, facendosi patroni dei pensionati come pagando cene e distribuendo favori, il Bucci percorre tutti i gradini della scala. Intorno a lui si muove la Dc, con le sue maschere narrative ben riconoscibili: il De Santis che è Andreotti, il Bracaglia similissimo a Sbardella. Più mezzo bosco che bosco, perché è il modello su cui è ricalcato Bucci- è Publio Fiori- che è stato politico di stazza più locale, regionale, che nazionale. Dicevamo che l'operazione è curiosa. In coda veniamo informati che Fiori padre ha letto e si è divertito. Ma certo, questa è stata la forza di una certa Dc: incarnare- bonariamente- i vizi tipicamente italici. In realtà sappiamo che la storia della Prima Repubblica e del partito che ci ha governato per quasi un cinquantennio è stata anche fosca, terribile. Qui, però, il lato tragico resta a lato. Il cielo è dei potenti è la storia di un politico umano, troppo umano, resoci più simpatico dal fatto che la moglie lo molla per mettersi col suo migliore amico. Il romanzo si legge piacevolmente, complice anche il voyeurismo che risveglia in noi. Operazione narrativamente legittima? Di sicuro operazione singolarmente familiare ...