Il cuore cavo è quello di Dorotea Giglio (1986-2011). Un cuore che è stato svuotato, smangiucchiato, divorato da schiere di parassiti, germi aerobi e anaerobi. Insetti voraci che portano al disfacimento – inesorabile – del corpo di una giovane suicida. Ed è lei a raccontare, da un non-luogo in bilico con l’Aldilà, la decomposizione dei tendini, dei muscoli, delle ossa; la marcescenza diventa romanzo. In tempo di previsioni apocalittiche sulla fine del mondo, ce n’è una, tutta intima, che risponde alla data del 23 luglio 2011. Un’apocalisse personale, che coincide con il giorno in cui la stessa sorte toccò a Amy Winehouse (presente con un commovente e surreale concerto alla Royal Albert Hall, davanti a una platea di tante anime inquiete). È così che la giovane e virtuosa Viola Di Grado immagina il giorno in cui si è suicidata la protagonista del suo secondo romanzo, Dorotea, e il suo post mortem. Una fine del mondo privata, una distruzione macilenta, dettagliatamente e progressivamente descritta, con gusto e perizia, che ci fa riflettere su ciò che è stato e ciò che non potrà essere. Il senso di passato e futuro si confondono, così come il tentativo di sopravvivere alla morte si mischia con la mancanza di prospettive, di progettualità, con l’assenza del tatto, con l’impossibilità di intervenire palesemente nelle vite altrui. Eppure Di Grado permette alla sua eroina di agire sul mondo circostante, benché dall’altrove in cui si trova; sfiora il pulp, mantenendo viva la poesia in una Catania afosa che non lascia tregua. Non c’è giudizio di bene o male sul suicidio, non c’è giudizio sugli abbandoni o sui cattivi genitori. Ci sono solo le conseguenze. In un microcosmo in cui gli uomini latitano o sono esemplari negativi (il padre l’abbandona prima della nascita, il fidanzato pure, e l’umano di cui si innamora da morta è terrorizzato perché perseguitato dal fantasma di lei), le figure femminili sono tragicamente amate, la zia suicida che aleggia lungo tutto il racconto e la madre sconfitta, distratta, affascinante e indiscutibile.