Oltre il sogno per la realtà storica
Testata: Giuseppe Iannozzi
Data: 10 gennaio 2013
Jean-Christophe Rufin: potrebbe esser benissimo lui Jacques Coeur, il personaggio principale del suo ultimo romanzo “L’uomo dei sogni”.
J. C. Rufin, con una forza narrativa pari a quella d’un moderno Walter Scott, attraverso le tante traversie di Jacques, porta al lettore la Storia della Francia corrotta, affondata nella bancarotta, pressata da una guerra che non accenna a finire (la Guerra dei Cent’anni, suddivisibile in due periodizzazioni, [1337 - 1389] e [1415 - 1453], dove il Regno di Francia, per circa 116 anni, s’impegnò a espellere gli inglesi dai territori continentali).
Al rigore storico, “L’uomo dei sogni” lega un notevole spirito d’avventura à la Dumas e una giusta dose di fantasia utile a colmare quei vuoti che la Storia (ufficiale) ha purtroppo consegnato a noi posteri.
In una intervista rilasciata a Fabio Gambaro (La Repubblica, 11 nov. 2012), J. C. Rufin spiega: “Ha permesso alla Francia di guardare in maniera diversa il Mediterraneo e l’Oriente. Fino all’inizio del XV secolo, anche per via della Guerra dei Cent’anni, i re di Francia si preoccupavano solo delle relazioni con l’Inghilterra. Avevano una concezione molto feudale del potere, tutta basata sulla conquista del territorio e la guerra tra cavalieri. Grazie ai viaggi e alle relazioni commerciali, Jacques Coeur fece scoprire all’Europa la raffinatezza e l’eleganza dell’Oriente, mostrando alla corte che lo scambio di merci era preferibile alla violenza delle crociate. Grazie al commercio, le relazioni tra l’Europa e l’Oriente musulmano iniziarono a cambiare. [...] Il suo percorso rappresenta il passaggio dal medioevo all’età moderna, un periodo in cui prende corpo un primo processo di globalizzazione attraverso l’economia. Il denaro diventa il nuovo linguaggio universale che sostituisce a poco a poco i codici della cavalleria.”
“L’uomo dei sogni” racconta il passaggio da un sistema feudale a un sistema economico basato sulla moneta, sul valore delle monete: gli antichi valori della cavalleria devono cedere il posto ai monetieri, che, non di rado, coniando monete non disdegnano di rubare al loro proprio re. Il mondo di Jacques Coeur è a soqquadro: la povertà è una piaga sì tanto grande da aver investito anche i ricchi, i quali possono sol più far finta di vivere nell’agiatezza (mangiano una sola volta nel corso della settimana, nascondono la sporcizia sotto pesanti profumi, e non disdegnano di prostituirsi). La Francia del XV secolo è tutt’altro che benestante: solo chi è scaltro e non poco invischiato in squallidi affari (di sangue e ruberie) riesce a resistere, o a sopravvivere.
Jacques Coeur conoscerà bene, sino in fondo, lo spirito del suo tempo, e suo malgrado si troverà prima invischiato in sporchi affari per poi infine riuscire a diventare monetiere di un Re triste impotente e incapace, profondamente segnato dai gravi compiti che gli competono, ma, soprattutto, del tutto inadeguato al ruolo che la Storia, quella con la S maiuscola, gli ha gettato addosso incoronandolo.
Jacques Coeur, da ragazzino scapestrato e in cerca di avventure, ben presto si troverà a dover fare i conti con la cruda realtà. Pur riuscendo a ottenere in moglie una ragazza benestante, Jacques non è contento: il suo sogno è quello di dare l’avvio a un nuovo modo di fare economia per ridare così il perduto splendore alla sua Francia. Il suo è un sogno, un sogno che è per il bene della Francia, ma anche per dimostrare a sé stesso di non essere un uomo votato al fallimento e alla sola sopravvivenza.
Jacques è tutt’altro che un uomo pienamente integerrimo: seppur sposato e con dei figli che ama, per far fronte alle sue insicurezze, cercherà riparo fra le braccia di diverse donne, alcune delle quali interessate a lui soltanto perché monetiere del Re. Jacques ama la moglie, però non sa fare a meno d’una presenza femminile che lo conforti, o che almeno finga di condividere la sua solitudine e le sue paure. Quando poi Jacques si legherà alla favorita del Re in una vera e propria liaison dangereuse, sarà facile per i suoi nemici, a Corte e non, far sì che l’ambizioso monetiere cada in disgrazia perdendo tutto, affetti e ricchezze. Nell’intanto mercanti e borghesi diventeranno presto la nuova classe dominante, schiacciando sotto il loro zoccolo la cavalleria riuscendo così a creare, poco a poco, terreno fertile per quel periodo storico artistico e culturale che sarà il Rinascimento.
“L’uomo dei sogni” di Jean-Christophe Rufin è un romanzo storico, ma non solo: è anche lo specchio dei tempi, di ieri e di oggi. Rufin traduce il lettore in quell’essenza, per certi versi nefasta, che vide nascere il Capitalismo, come pure l’umbratile embrione della globalizzazione, di quella globalizzazione dentro la quale noi tutti siamo oggi impelagati e che, forse, cambierà ancora una volta il corso della ‘nostra storia’ e di conseguenza il nostro modo di fare e di intendere il commercio. “L’uomo dei sogni” è il sogno di un uomo per una attualissima realtà, una magistrale prova che ritrae la Francia di ieri per riflettersi sull’odierno momento storico di globalizzazione, di povertà, di diffuso malcontento dei popoli tutti.