Eduardo Savarese - Non passare per il sangue
Autore: Francesco Gnerre
Testata: Pride
Data: 14 gennaio 2013
La letteratura di argomento gay è in genere caratterizzata da una forte carica autobiografica e se ne capiscono bene anche le ragioni. Vivendo in un contesto culturale eterosessuale e ostile, gli scrittori omosessuali riflettono, più degli etero, sul tema della propria identità e fanno fatica a costruire personaggi autonomi, a prendere le distanze da sé. L'introspezione diventa così molto spesso il tema dominante della loro produzione letteraria. È diverso il romanzo di Eduardo Savarese Non passare per il sangue, dove l'autore, al suo esordio narrativo, rappresenta la complessità della ricerca della propria identità in un modo nuovo e originale. Gli aspetti autobiografici, disseminati in tutto il libro, non hanno infatti il carattere dell'introspezione, ma, grazie a un originale espediente narrativo, diventano temi più generali di cui sono portavoce i personaggi della storia. Luca e Marcello sono due ufficiali italiani, si sono conosciuti a Roma in uno dei primi addestramenti dei reparti speciali destinati alla missione in Afghanistan. Superate le prime diffidenze si sono rivelati l'uno all'altro e hanno iniziato una relazione nel riserbo che l'esercito impone. Dei due Luca è il più spregiudicato e il meno problematico, più sicuro di sé anche perché il più "maschile". Marcello invece vive con terrore il fatto di essere gay e si impone una disciplina ferrea di cui fanno parte anche la sua forzata voce baritonale e la sua andatura marziale. La stessa scelta della carriera militare e le ore passate in palestra a rinforzare i muscoli e a correggere la postura nascono dalla disperazione di non essere all'altezza di quello che ci si aspetta da lui. Marcello muore in modo misterioso in Afghanistan, forse vittima di un'imboscata dei talebani o forse in un momento di tragica consapevolezza del fallimento del suo progetto di costruzione di sé, e Luca è incaricato di consegnare gli effetti personali del collega alla famiglia. Comincia così un viaggio che è insieme elaborazione del lutto, conoscenza dell'infanzia e dell'adolescenza del compagno scomparso, dei lati oscuri e inquietanti della sua personalità, ma anche di messa in discussione della propria vita e delle proprie scelte. A spingerlo verso la carriera militare, al di là delle esplicite motivazioni economiche, non è stata anche per lui la paura di dirsi omosessuale? La prima persona che Luca incontra nel corso del suo viaggio è Agar, la nonna di origini cretesi di Marcello. Tra lui e la donna inizia un rapporto difficile fatto di diffidenze, ma anche di teneri abbandoni. La guerra in Afghanistan e la morte del nipote fanno riaffiorare nella donna i ricordi di un'altra guerra, della sua isola di origine, del suo incontro con il nonno di Marcello, ufficiale italiano al tempo dell'occupazione fascista di Creta, della sua vita di dolori e di frustrazioni, del suo timore di non essere madre, di inconfessate paure relative alla "maschilità" del nipote tanto amato. Quando Luca confessa alla donna la natura del suo rapporto con Marcello, il rifiuto della donna è totale. L'omosessualità è contro natura, è una cosa maledetta. La vita ha senso perché si genera e non sarà facile farle capire che anche un amore omosessuale può essere vitale e fecondo. La seconda parte del romanzo ci trasporta nella Creta di oggi, dove Luca va a trovare Agar ritornata nella sua isola di origine e qui la storia riserva altri sviluppi, inattesi e risolutivi. Il romanzo è complesso ma cattura il lettore come un libro giallo e i temi sono appassionanti e coinvolgenti: le ambiguità e gli orrori della guerra, la tensione tra ciò che siamo e ciò che la società pretende da noi, la deflagrazione dell'omosessualità nella famiglia eterosessuale chiusa nelle sue verità, la prospettiva di una relazione gay che, pur non passando per il sangue, per riprendere il titolo apparentemente oscuro del romanzo, può essere ricca e vitale, la fatica di essere se stessi. E i personaggi, in particolare Agar e Marcello, la nonna e il nipote, il nucleo più autobiografico del romanzo, hanno la forza della verità e con il loro pathos e i loro insanabili conflitti, arrivano al cuore delle cose come i grandi personaggi della tragedia greca.