Per riuscire ad osservare un quadro formicolante di dettagli nella sua interezza è talvolta necessario fare un passo indietro; allo stesso modo le considerazioni sulla vita richiedono un certo arretramento che consenta uno sguardo più chiaro e completo sulle finalità dell’essere umano e sulla sua libertà morale. Nella sua corsa millenaria l’uomo è realmente solo un animale che tende all’infinita riproduzione di se stesso? E può considerarsi uomo completo anche chi prescinda dalla sua funzione procreativa?
A giudicare da quanto severamente usi, credenze e religioni riprovino i rapporti “sterili”e gli amori senza frutto, mi sembra evidente che la società intera, sotto qualunque latitudine si trovi, emetta severe condanne nei confronti di chi per forza o per scelta non “passi per il sangue”, in altre parole non possa o non riesca a riprodursi trasmettendo la propria essenza vitale a nuove creature. Questa censura imbeve e tormenta i tre protagonisti del breve ma intenso romanzo di Eduardo Savarese, giovane magistrato napoletano, edito da E/O.
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