Elena Ferrante - Storia del nuovo cognome
Autore: Barbara Caffi
Testata: La provincia di Cremona
Data: 1 novembre 2012
Due giovani donne, un’amicizia intricata, il gioco di specchi e l’invidia, la voglia di riscatto: come già ne L’amica geniale, ne La storia del nuovo cognome Elena Ferrante avvince il lettore con la storia di Lila e di Lenù, nate in un rione napoletano nell’immediato dopoguerra, cresciute in povertà tra urla e mazzate, con intorno a loro il senso di sconfitta e la rassegnata consapevolezza di un immutato destino di miseria e sopraffazione. Lenù, voce narrante di questi due primi capitoli di un’annunciata trilogia, ha affidato allo studio—forsennato, incompreso — un’ansia di riscatto che la divora. Lila, di intelligenza più vivace ma autodistruttiva, sceglie invece la via di un matrimonio senza amore con un giovane più ricco di lei, barattando il suo futuro con l’appartamento nuovo, l’uso sfrontato dei soldi.
E mentre Lenù ‘sale’, anche geograficamente, togliendosi forse di dosso il rione, il passo greve della madre sciatta e claudicante, e arriva fino a laurearsi alla Normale e a scrivere un romanzo, Lila perde a uno a uno i suoi provvisori privilegi. E quando andrà in fabbrica a trovare l’amica, Lenù sarà costretta — mentre l’autobus percorre fermate che sembrano soste di via crucis—a ritrovare il degrado, a scendere nel pozzo nero di una miseria che è anche morale, costretta a recuperare il «dialetto più violento», in pagine che sanno recuperare la migliore lezione di Anna Maria Ortese. In tanta desolazione, i sentimenti non trovano spazio, e laddove l’amore — o l’illusione dell’amore — non fa che recare danni, ed è ‘molesto’, a richiamo del primo, bellissimo romanzo di Ferrante. E seppure Lenù sembra infine farcela ad affrancarsi dalla sua predestinazione alla vita grama del rione, non c’è segno di tessuto speranza per una società patologicamente malata e asservita. Perché la storia speculare delle due amiche si riflette nello specchio di un affresco napoletano, avvolgente e addirittura soffocante, sempre determinante nel dipanarsi della vicenda. L’universo narrativo di Ferrante, ancora una volta declinato al femminile, sa intrecciare gli stilemi del romanzo di formazione a toni da fiaba nera e a introspezioni psicologiche, coinvolgendo il lettore in una storia di ampio respiro.