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Storia del nuovo cognome

Autore: Mirna Moretti
Testata: Trentoblog
Data: 28 ottobre 2012

Il secondo volume della trilogia di Lila ed Elena è denso, sempre saturo di quella forza   eccessiva  e travolgente del sud.

Eredi dei personaggi delle tragedie greche queste due giovani donne, una ormai sposata, l’altra alle prese con lo studio continuano a crescere amandosi ed odiandosi in uno scontro-confronto che senza dubbio influenza reciprocamente la vita di ognuna.

Ne L’amica geniale avevamo lasciato Lila, appena sedicenne, il giorno del suo matrimonio quando si rende conto ineluttabilmente di aver sposato l’uomo sbagliato.

Ciononostante entra nel ruolo di giovane moglie benestante cercando di non soffocare  in  quella sensazione di “smarginatura” che spesso percepisce, ma   facendosi invece  trascinare dalla sua stessa rabbia ben  oltre ogni limite.

Non teme la violenza del marito esasperato dal suo comportamento ribelle e aggressivo, è lei stessa che vuole arrivare ad un  punto di autodistruzione colma di  rabbia e vendetta verso un mondo e una società che non la accoglie e non la capisce.

 Elena, il suo alter ego, il suo specchio, vive invece in sottotono, sempre guardando però a questa sua amica “geniale”, affascinante, unica . E quando Lila le prenderà Nino, il suo amore di sempre, ad Elena non resta altro che amarli entrambi.  “Io mi vivevo in loro, sottotono. Già non riuscivo a scacciare le immagini degli abbracci, dei baci nella casa vuota. La loro passione m’invadeva , mi turbava. Li amavo entrambi e perciò non riuscivo ad amare me stessa, a sentirmi, ad affermarmi con un MIO bisogno di vita che avesse la stessa forza cieca e sorda della loro. “

 Nino  Sarratore, studioso e colto , è riuscito a staccarsi dal ghetto e  rappresenta per entrambe  il salvatore che potrebbe portarle al di fuori dell’ignoranza e dalla grettezza  del rione, è colui che atttraverso la cultura le innalzerebbe socialmente.  E lui che riesce a far emergere la vera Lila, a sottolineare il suo indiscusso fascino e “genio”.

In questo crescendo di incontri-scontri fra Lila ed Elena si affonda nella Napoli degli anni Sessanta, in una realtà sanguigna, umanissima e spietata allo stesso tempo. Elena tornata da Pisa, dove sta studiando per laurearsi,  deve riprendere il suo dialetto per farsi capire e rispettare  tra i vicoli della città partenopea.

Al di là della trama di questi anni della loro giovinezza – il matrimonio fallito, la  maternità ,  l’amore clandestino, la rassegnazione a una nuova povertà e fatica per Lila, il percorso universitario , qualche amore per Elena – rimane fortissimo il legame fra le due donne. Si potrebbe dire nè con te, nè senza di te tanto il pensiero dell’una  influenza le scelte e il percorso esistenziale dell’altra.

Elena avrebbe voluto sposarsi presto, possedere  il fascino e  la genialità di Lila, si sente sempre inferiore a lei – e di ciò sappiamo tutto perchè è lei l’io narrante - ; Lila avrebbe voluto studiare e, pur non dicendolo,  invidia e ammira Elena.

Nè vincitori nè vinti nella loro “competizione” per emergere. E quando Elena  scova Lila  nella fabbrica di alimentari, pallida e stanca capisce che la sua superbia che l’aveva spinta fin lì per mostrarle “ ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto”  si rende conto  che Lila combatte ancora per riscattarsi, studia da sola, lavora e cresce il bambino …e le spiega

“che non avevo vinto niente, che al mondo non c’era alcunchè da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente  scivolava via senza alcun senso, ed era bello  solo  vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono del cervello dell’altra”