"Sui cantieri non si ha la stessa visione dell'Europa che si ha su uno scranno dell'Assemblea Nazionale". E di cantieri, di lavoratori inerinali e non, maghrebini, neri, polacchi e perfino francesi, in queste pagine si parla parecchio.
Romanzo di esordio del cinquantacinquenne Nan Aurousseau (che durante sette anni di detenzione per rapina ha imparato due mestieri, quello di idraulico e quello di scrittore), Blues di banlieueha la forza e la credibilità dei libri autobiografici riusciti. Il protagonista, Dan Mamout, installa appunto impianti di riscaldamento per conto dell'infame Dolto, un imbroglione che dopo aver angariato in mille modi i suoi dipendenti se ne scappa da Parigi con la cassaforte della ditta. Dan lo insegue, animato da un'ansia di giustizia tra il metafisico e l'ossessivo. Ma sarà lui a soccombere al proprio disagio psichico, senza che né l'amore di sua moglie, né il giallo che da anni sta scrivendo riescano a salvarlo.
"À la Manchette" nell'adesione al reale e nell'impianto noir (l'autore di Posizione di tiro figura come un personaggio minore e nume tutelare), il romanzo di Aurousseau è anche céliniano: per il pessimismo cosmico, per la protesta un po' disordinata contro un'umanità di caporali, per l'argot, reso con efficacia da Yasmina Melaouah, e l'ironia a tratti esilarante. Il finale leggermente in calando non compromette la qualità della lettura, e nei rapporti tra Dane e i suoi sfortunati colleghi si intravede una luce di solidarietà malgrado tutto.