Di recente il mondo del lavoro è tornato al centro dellattenzione pubblica. Per un motivo orribile: il moltiplicarsi delle morti bianche. Il rischio, come noto, è che trascorsa una congiuntura particolarmente negativa, la questione si allontani nuovamente dai riflettori e dunque tutto continui come prima. Anche per questo segnalo volentieri un libro, peraltro ambientato in Francia, e che non parla specificamente di morti bianche, ma che ci racconta comunque la durissima vita dei cantieri. Riuscendo così a tenere alta lattenzione su un mondo ancora pieno di soprusi e di angherie, del quale troppo spesso ci dimentichiamo.
Se questo libro riesce nellintento, è perché si tratta di un romanzo assieme sanguigno e e visionario, sostenuto da una lingua decisamente originale, ottimamente restituita in italiano dalla traduzione di Yasmina Melaouah: Blues di Banlieue di Nan Aurousseau (edizioni e/o). Da una breve nota editoriale sullautore, scopriamo che Aurousseau, figlio di un meccanico manovratore e di una lavandaia, è del 51. E che ha imparato il mestiere di idraulico dopo sette anni di detenzione per rapina, durante i quali ha letto a più non posso trasferendo poi sulla pagina scritta la sua esperienza sui cantieri. E non solo quella. Perché la cosa più riuscita di questo noir da cui non ci si stacca fino alla fine delle pagine è proprio il continuo andirivieni musicale tra il presente e il passsato, tra la realtà esterna e le ossessioni mentali del protagonista, che finisce per lambire la follia.
Memore del dettato di Cechov lo scrittore deve occuparsi soltanto di ciò che conosce per esperienza diretta Aurousseau mescola con naturale sapienza idraulica e poesia, violenza e senso dellamicizia, sesso e tenerezze amorose. Sempre, ovviamente, al tempo del blues.