Disavventure notturne di un neolaureato nel segno di una ben calcolata incertezza
Autore: Raoul Bruni
Testata: Il Manifesto
Data: 17 ottobre 2012
Nelle pagine del romanzo vengono utilizzate tecniche cinematografiche e alternanze di voci, tra prima e terza persona
Che Capelli blu (edizioni e/o, pp. 144, euro 16) di Valerio Nardoni - giovane e raffinato traduttore di Pedro Salinas e di altri importanti autori spagnoli - non sia uno dei tanti esordi romanzeschi che affollano le librerie lo si capisce dalle prime pagine. Si avverte subito che dietro la storia raccontata si cela una necessità autentica che impronta anche il timbro singolare dello stile e della sintassi.
La vicenda è ambientata in una città senza nome (ma da alcuni toponimi si deduce trattarsi di Firenze, una Firenze notturna, lontana dai cliché turistici) e ha quale protagonista un giovane e inquieto neolaureato in storia dell'arte, Jilium (così soprannominato per via del suo cognome, Virgili), che è riuscito a farsi assumere in un discount, omettendo il titolo di laurea dal proprio curriculum (insomma: uno dei tantissimi giovani italiani sovraqualificati, come si usa dire). Egli ha perso entrambi i genitori e ha come unico vero punto di riferimento l'amico Alvaro, dal temperamento pratico e vitalistico, che lo deride per la tendenza a perdere il contatto con la realtà. Il già instabile equilibrio emotivo di Jilium è definitivamente sconvolto da un incontro inatteso: una sera, tornando a casa dal lavoro, s'imbatte in una ragazza priva di sensi, i cui capelli sono di colore blu. Dopo aver esitato un po', Jilium decide di portare la ragazza a casa sua; a questo punto, però, la faccenda prende una piega sempre più allarmante: da un lato, la ragazza sembra essere già morta, dall'altro, un malvivente extracomunitario, un certo Andy, minaccia ripetutamente Jilium, rintracciandolo attraverso il cellulare della ragazza. Si prospetta così quello che Carlo Emilio Gadda avrebbe chiamato uno «gnommero»: un intricato groviglio di possibilità e di ipotesi che si complica ulteriormente l'indomani, allorché, una volta svegliatosi, Jilium si accorge che il corpo della ragazza non è più nel suo appartamento. A poco varranno i tentativi di Jilium di chiarire l'accaduto con il consulto di uno psicologo del tutto particolare («una specie di prete che però ha seguito la moda»), che anzi confonderà ancor più le idee al suo paziente, ormai incapace di distinguere la realtà dalla sua inquieta e fervida immaginazione. In ogni caso questa storia perturbante non è semplicemente il frutto di un incubo del protagonista: apparirà effettivamente la notizia del ritrovamento del cadavere della ragazza e la polizia comincerà a indagare, risalendo a Jilium attraverso l'intercettazione telefonica della conversazione tra lui e Andy.
Gli sviluppi del romanzo, che condurranno all'arresto del protagonista, sorprendono continuamente il lettore: quando una certa circostanza sembra assodata, immediatamente il prosieguo della storia si incarica di revocarla in dubbio. L'incertezza dei fatti raccontati è del resto perfettamente simmetrica alla irrequietudine psicologico-esistenziale del protagonista, la cui vita appare come «un insieme di ipotesi non verificate» (sotto questo aspetto, egli riflette, del resto, il destino molti giovani coetanei).
La storia viene raccontata alternando la prima alla terza persona, secondo un'originale procedura narrativa volta a imprimere alla vicenda romanzesca una forte impronta straniante. Non solo: tutto il libro è scritto e concepito anche come una sceneggiatura cinematografica, con tanto di suggerimenti di colonne sonore, illustrazioni di inquadrature e titoli di coda. Al contrario di tanti altri casi, nei quali la letteratura guarda al cinema per acquistare maggiore fruibilità commerciale (quanti romanzi sono stati scritti pensando già all'eventuale film che se ne sarebbe potuto trarre?), nelle pagine di Capelli blu si utilizzano le tecniche cinematografiche come forme di sperimentazione e innovazione narrativa: Nardoni sembra ispirarsi, non per nulla, a registi come Paul Thomas Anderson (si pensi in particolare a Magnolia) e David Lynch (il titolo del romanzo richiama, forse intenzionalmente, uno dei suoi film più memorabili, Blue Velvet), che tendono a spezzare la linearità della trama in una complessa e allusiva spirale di immagini. Alo stesso modo, Valerio Nardoni decostruisce a più riprese il suo plot romanzesco e intreccia la storia del protagonista con altre piccole storie, solo apparentemente marginali. Insomma: Capelli blu è un noir singolarissimo, difficilmente accostabile ai recenti romanzi italiani (troppo simili l'uno all'altro) pubblicati sulla scia della fortuna di questo genere letterario.