Analisi: Sinistri
Autore: Luca Mosaner
Testata: Uomo Città Territorio
Data: 10 ottobre 2012
È anticipata all’inizio del libro, in poche righe, la scena cruciale dell’omicidio, con il colpevole che lascia la sua firma, «Àdelos è tornato», su un plico di fogli contenenti dei racconti. Quelle stesse righe ritornano alla fine del romanzo, inserite nel contesto in cui l’assassinio viene compiuto. All’interno di questa cornice, a mano a mano che ci si inoltra nella lettura, tutti i tasselli del mosaico vanno a occupare il loro posto fino a completare il quadro. Le prime pagine della vicenda scorrono in modo lineare e le informazioni sono fornite attraverso alcuni articoli di giornale, poi, non appena la storia entra nel vivo, al ritmo narrativo è impressa una decisa accelerazione, tanto che gli eventi coinvolgono e catturano sempre di più il lettore.
Le elezioni del 2015 segnano l’inevitabile declino della coalizione di centro – destra, che per vent’anni ha condizionato la vita politica del Paese. Il suo leader, anche a causa della pesante crisi economica, non riesce più ad affascinare gli Italiani con gli slogan, propagandati come spot pubblicitari. Un buon successo lo ottiene, invece, un nuovo partito, che si presenta agli elettori con un nome rassicurante: il Partito della Felicità.
Nel 2018, però, è sempre più ampio il consenso di cui gode un gruppo eterogeneo, nato da poco, il Movimento Antieroico, che appare come un pericoloso antagonista del partito al governo. È contro il sistema, basato sul capitalismo, è ambientalista, pacifista, sostenitore della giustizia sociale e della liberazione dell’uomo da ogni forma di condizionamento. A fondare quest’organizzazione, erede degli ideali del Sessantotto, è la cosiddetta “Banda dei Nove”, dove ciascun componente ha un ruolo ben definito: ad esempio, c’è una giornalista, un pirata informatico, un sindacalista, un impiegato, un ex prete. Ma su di loro campeggia l’ispiratore, Àdelos, l’invisibile, l’oscuro, una figura quasi leggendaria. Nessuno l’ha mai visto, si fa vivo solo tramite email, attraverso cui denuncia i pericoli che corre la democrazia.
Nel 2019 il colpo di scena: una telefonata anonima fatta alla Polizia informa dove i Nove stanno tenendo una riunione segreta. Colti di sorpresa, sono tutti arrestati e una rilevante quantità di armi, pronte per portare avanti la lotta armata, viene sequestrata.
Intanto, nel 2021, modificata la Costituzione, Vittorio Mannoni è segretario del Partito, Primo Ministro e anche Capo dello Stato: in un’intervista sostiene che le sfide della società globalizzata richiedono unione e coesione. Pertanto, ogni forma di opposizione è considerata illegale, poiché minaccia la felicità, la serenità e il benessere collettivi. Stiamo assistendo a una svolta autoritaria, anche se graduale: ci sono i campi di rieducazione, il coprifuoco entra in vigore alle ore 21.00 e tutti i mezzi di comunicazione sono posti sotto controllo.
L’anno cruciale della vicenda è il 2023: si sta facendo strada un altro gruppo sovversivo, che si richiama agli ideali della “Banda dei Nove”. Una sera, un plico di fogli anonimi giunge sulla scrivania di Egidio Servillo, capo della Polizia: sono dieci racconti, intitolati proprio Sinistri, il cui contenuto, a una sommaria lettura, è potenzialmente minaccioso. Servillo ne informa subito Mannoni tramite una email, attendendo indicazioni su come comportarsi. Nel frattempo si dedica a un’analisi più approfondita dei racconti stessi, ognuno dei quali è ambientato in un’epoca diversa: si va dal lavoro in fabbrica nella Torino di inizio Novecento al fascismo, dalle lotte del Sessantotto ai tragici giorni del sequestro Moro, fino a giungere ai tempi nostri, quelli dove la gente è inebetita dai reality show e molti trascinano stancamente le loro esistenze senza più valori per cui lottare. Una sorta di sintesi della storia del XX secolo, fatta attraverso testi che spaziano in generi narrativi diversi, fino al grottesco dialogo conclusivo.
Sin da subito il capo della Polizia ha un’intuizione: oltre al contenuto letterale, c’è un significato recondito in quelle pagine. Di più: in ogni scritto c’è almeno un particolare che lega il racconto alla biografia di uno dei personaggi della “Banda dei Nove”. Servillo, allora, va a rileggere i fascicoli con le informazioni relative agli Antieroi che lui stesso aveva catturato esattamente quattro anni prima. Più la lettura procede e più la sua tesi regge: i testi narrativi contengono indizi che rimandano a quel gruppo di anticonformisti, nati per abbattere un potere che omologa e massifica.
Un giudizio sui dieci racconti lo fornisce lo stesso Servillo, che li definisce «ridicoli» e nella email che invia al Presidente Mannoni rileva la presenza di «un campionario di situazioni e personaggi spesso al limite del disgustoso, con un linguaggio talvolta oltraggioso e indecente, e il sesso a fare da costante filo rosso, in modo gratuitamente provocatorio. In definitiva, sembra frequentemente di trovarsi, nella lettura, di fronte alle farneticazioni deliranti di erotomani squilibrati». Il capo della Polizia qui veste ottimamente i panni del critico letterario, dando dei racconti un condivisibile giudizio sul piano dei contenuti e del linguaggio. Viene da chiedersi se era davvero necessario, in un romanzo così abilmente costruito, lasciare tanto spazio a descrizioni e a situazioni che non aggiungono nulla, ma, al contrario, determinano delle evitabili cadute di stile. Tra l’altro, il testo si rivela ricco di dotte citazioni, da Omero a Borges, da Freud a Beckett, ma tra i 'filosofi di riferimento' ci sono anche popolari cantautori come Roberto Vecchioni, Fabrizio de André, Francesco Guccini e persino Vasco Rossi.
Servillo, comunque, è riuscito a cogliere l’elemento che lega i primi nove racconti ai personaggi della Banda; gli manca la lettura dell’ultimo testo, necessario per avere la conferma definitiva del suo inquietante sospetto. È tutto così assurdo, eppure terribilmente vero. Àdelos si materializza, dapprima come protagonista del racconto numero dieci, poi irrompe nella storia in carne ed ossa. È lì, a mezzanotte, nell’ufficio di Servillo e gli punta la pistola alla testa. Il capo della Polizia non avrà modo di svelare a nessuno ciò che ha scoperto, visto che sarà trovato morto alla sua scrivania la mattina seguente. Quanto all’autore del brutale omicidio, se ne va indisturbato e sicuro nel buio e nel silenzio della notte, anzi, il suo «sorriso beffardo e compiaciuto» lo vediamo campeggiare sicuro sulla copertina del libro.
A questo punto, sorge almeno una domanda: chi è il vero protagonista del romanzo? Il crudele e spietato Àdelos, oppure il capo della Polizia, che scopre quanto la verità sia sconcertante? Solo la lettura del testo consente di raccogliere indizi per cercare di dare una risposta a tale interrogativo. È, comunque, evidente che i due personaggi hanno bisogno l’uno dell’altro per esistere.
Quello di Sinistri è l’inquietante scenario che potrebbe caratterizzare la Terza Repubblica, ma, a ben guardare, non è così lontano da quello della Seconda. Il futuro è la conseguenza del presente e ciò che accade ora affonda le sue radici nel passato. Il rischio che il testo vuole rendere evidente non è poi tanto astratto e irreale: una svolta autoritaria, una democrazia sempre più svuotata, un partito che fagocita tutto, elimina la libertà e la sostituisce con pillole di felicità a poco prezzo. La maggior parte della gente si adegua, accetta un potere vorace in cambio di ciò che gli viene contrabbandato come benessere. Chi comanda, ha bisogno di trovare sempre nuovi mezzi per conservarsi, arrivando persino, sono parole di Àdelos, a «creare il caos per generare ordine». Anche il tentativo velleitario di pochi individui che vogliono abbattere il regime, può allora rivelarsi funzionale. Soltanto una situazione di costante pericolo consente al Potere di mantenere alto il livello di guardia e di fronteggiare in maniera adeguata movimenti potenzialmente rivoluzionari e sovversivi. In un contesto completamente diverso, ne Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, il principe Salina sostiene che «bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale»; qui, invece, per mantenere le cose come stanno, basta soltanto che tutto sembri sul punto di cambiare.
Sinistri è un libro che può essere letto a diversi livelli, l’importante è che i suoi colori prevalenti, il giallo, il nero e il rosso del sangue rimangano sulla carta. Il 2023 non è poi così lontano, ma siamo ancora in tempo a evitare che scenari così oscuri diventino concreti, lasciandoli confinati nel terreno della fantasia e della narrazione.