Non ha un bel titolo il primo romanzo lungo di Piergiorgio Pulixi, trentenne scrittore sardo cresciuto alla scuola di Massimo Carlotto.
Una brutta storia (edizioni e/o, 439 pagine, 16 euro) non è certo un titolo che riesce a fare da richiamo suggestivo nelle librerie. Eppure Pulixi è uno scrittore molto interessante e dopo l’esordio con Un amore sporco, romanzo breve, inserito nel trittico “Donne a perdere”, ora si mette alla prova con un racconto dal respiro lungo (forse anche troppo, come vedremo).
La storia è cattiva e affascinante al punto giusto, un vero e proprio noir. I protagonisti assoluti sono dei poliziotti cattivi che hanno assunto il controllo del traffico di droga nella loro città. Il capo, l’ispettore Biagio Mazzeo, è una belva e comanda in maniera spietata un clan composto da altri colleghi in tutto e per tutto simili a lui.
Delitti, punizioni sanguinose sono all’ordine del giorno, ma i superiori proteggono la squadra, perché la città è stata ripulita e lo spaccio è diminuito da quando impera Mazzeo. Anche la questura può presentare, quindi, bilanci positivi della lotta alla criminalità.
La vicenda si fa più appassionante quando l’ispettore decide che si devono arricchire tutti con il colpo della vita, mentre casualmente viene ucciso il fratello prediletto di Sergej Ivankov, un boss ceceno, che dalla lotta di liberazione è passato direttamente alla mafia. Il sangue scorre a fiumi, i tradimenti coinvolgono entrambi i campi. Soffrono e pagano anche gli innocenti, anche se di innocenti ce ne sono pochi.
Tra il clan di Mazzeo e la mafia cecena la lotta è senza esclusione di colpi. Il romanzo, dicevamo, è un po’ lungo, perché l’autore vuole chiudere e definire ogni dettaglio. Ma, se ci sarà un seguito, sarà certamente ben accolto, perché questo funziona alla grande.