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Mandorle Amare

Autore: Claudia Anzaldi
Testata: AtlantideZine
Data: 9 ottobre 2012

Straordinaria e casuale storia dell’amicizia tra due donne dalle vite apparentemente inconciliabili: la francese Édith, traduttrice di romanzi e madre di famiglia e l’altera e risoluta Fadila, matriarca marocchina immigrata a Parigi, impiegata come domestica nella casa di Édith. La storia prende avvio dall’analfabetismo di Fadila, che Édith scopre e non accetta e a cui si propone di rimediare offrendosi come insegnante di lettura e scrittura. Le lezioni avvengono nei ritagli di tempo delle due donne, spesso dopo che Fadila ha concluso il suo lavoro in casa di Édith e diventano il pretesto per laconici scambi di punti di vista sulla vita, sulla famiglia e sul proprio vissuto.
Nonostante i figli di Fadila vivano tutti a Parigi, raramente fanno visita alla madre confinandola spesso sola nella sua stanzetta in affitto; verosimilmente, dunque, le uniche parole che Fadila scambia con qualcuno sono quelle con Édith, la quale si ingegna come può affinché la donna impari a scrivere.

L’autrice procede per frammenti, lo stile è scarno, asciutto, sospeso; è un romanzo costruito intorno alle pause, alle interruzioni e alle riprese. Il racconto non concede il minimo spazio alla compassione nei confronti della figura della donna immigrata e analfabeta nella grande città europea, ne dipinge anzi un ritratto realistico, avulso da ogni pietismo e compunta solidarietà. Fadila cammina, mangia, studia e lavora là dove la sua forza di volontà e il suo coraggio l’hanno portata: in una metropoli che la lascia frastornata, di cui non comprende realmente i confini e la cui immagine passa attraverso la sua personale griglia interpretativa dominata dal dogma religioso.
La famiglia come struttura cardine della società viene presentata nel libro come un’entità denuclearizzata, priva di alcuna funzione sociale. La matriarca viene esclusa dalla vita dei suoi figli a poche ore di volo dal Marocco, terra in cui i vecchi sono saggi e le madri accudite e contese dalle figlie femmine.

L’autrice accosta due solitudini che risuonano e si amplificano l’una nell’altra. Due solitudini che si fanno compagnia garbatamente, incapaci tuttavia di annullarsi a vicenda. Due donne differenti per età, estrazione sociale, culto religioso, percorrono un tratto di strada insieme e insieme si ritrovano, senza essersi cercate.