E' sulle strade di una metropoli senza nome che si dipana Una brutta storia, il nuovo - folgorante - romanzo del trentenne Piergiorgio Pulixi (Edizioni e/o).
Brutta storia davvero: di quelle che seducono e colpiscono, e non ti lasciano più.
Storia d'amore e di morte, se vogliamo ridurla all'osso, giocata sulle contrapposizioni, sul chiaro e lo scuro che avvolgono sempre i casi della vita e si avvicendano nel fondo di ogni coscienza. Eros e thanatos, come nella migliore delle tradizioni (non solo) letterarie. Fra gli estremi c'è tutto quello che possiamo chiedere a un ambizioso dramma corale: intrighi, passioni, segreti inconfessabili e girandole di tradimenti.
E violenza, tanta.
Mostrata con crudo distacco, disadorna. Raffigurata, verrebbe da dire, col suo volto più autentico. Che di volta in volta assume i lineamenti duri di Biagio Mazzeo, ispettore superiore della Sezione Narcotici e leader indiscusso della banda di poliziotti corrotti che tiene in pugno la città a suon d'illeciti e collusioni; i tratti compiaciuti e arrendevoli dei funzionari che avallano i crimini commessi dal "branco" di sbirri capeggiato da Mazzeo per il "bene superiore" dell'ordine pubblico e per garantirsi, al contempo, una fulminante carriera. Violenza che corre sotto la pelle del romanzo come un motivo ossessivo, dominante. Che ha il volto (non privo di fascino) di Sergej Ivankov, ex guerrigliero ceceno divenuto un potente e spietato capomafia: in lui Mazzeo troverà l'antagonista perfetto, un altro lupo fra i lupi che gli somiglia ben più di quanto sia disposto ad ammettere. Violenza che si trasfigura nel viso sofferente e sciupato di Donna, prostituta di lusso, e nelle splendide fattezze di Vatslava, giovane guardia del corpo al servizio di Ivankov, disposte a tutto, finanche ad uccidere, pur di non perdere l'unico amore della loro vita.
A scatenare l'inferno è quella che potremmo definire una "tragica fatalità": una rapina commissionata da Mazzeo finisce in malora e Goran Ivankov, fratello di Sergej, viene ucciso per errore da un giovane nigeriano. Quando l'ira cecena si abbatte sul capo della Narcotici e sulla sua "famiglia" di sbirri corrotti capiamo che la spirale d'odio e vendetta si avviterà più e più volte sino a condurci, in un crescendo palpitante, all'inevitabile resa dei conti.
Ma nulla è prevedibile, o scontato, in questa brutta storia: Pulixi gira la vite con grande abilità ed ecco che il fondo diventa più fondo, l'abisso più nero; anche le situazioni narrative più classiche, insomma, finiscono col riservarci qualche gradita sorpresa.
La verità è che più si sa e più si vorrebbe sapere, leggendo questo romanzo: i frequenti flashback (che contribuiscono a far luce sul passato dei - molti e riuscitissimi - personaggi senza mai spezzare il filo della tensione narrativa) e il montaggio alternato di chiara impronta cinematografica tengono il lettore col fiato sospeso e lo inducono a voltare pagina, per più di quattrocento volte, con il desiderio impellente di sapere cosa accadrà. Pulixi conosce i meccanismi del piacere letterario e li sfrutta sino in fondo, mescolando con sapiente accortezza gustose anticipazioni e cadenze d'inganno. Il risultato è un racconto che prende alla gola e non si dimentica; coinvolgente, duro quanto basta e di solidissima architettura. Un libro interessante e prezioso che non esitiamo a consigliarvi!