In un tempo non molto lontano da noi (ci sono gli iPad!) il mondo è ormai in preda alla grande crisi. Tutto? No! Una città, abitata da irriducibili consumatori di alcol a buon mercato resiste, ancora e sempre seguendo poche, ferree regole: scrocca più che puoi, scopa più che puoi, pensa il meno possibile e, alla sera, tutti alla serata della Fine del Mondo
"Mi chiedevo solo: se non è importante la carriera, il futuro, ecc. e nemmeno i libri, la cultura, la religione... o l'amore, appunto...". Si prese un altro paio di secondi. "Cioè, scusate... Ma che cazzo vivete a fare?" La Grande Crisi è la protagonista incontrastata e incontrastabile (lo sanno bene tutti quelli che ci hanno provato) di questi ultimi anni. E' ormai il convitato di pietra del discorso pubblico, al punto che riesce difficile anche immaginare un mondo senza la Crisi, forse perché non ce ne sarà mai uno, ed era inevitabile vederla fare capolino tra le pagine di un volumetto di narrativa. Ecco quindi L'uomo di argento, in cui la nostra eroina serve a Claudio Morici per costruire una città che si oppone con successo al crollo di tutto ciò credevamo essere un punto fermo modellandosi sulla stagione degli Inglesi dell'isola di Rodi. Anche chi non ne ha mai sentito parlare può immaginarsela facilmente visualizzando ad occhi chiusi gruppi di giovinastri dediti ad una promiscuità alcolica che, nella realtà delle isole del Dodecanneso, ha il senso di lasciarsi alle spalle la propria vita di tutti i giorni, mentre nella finzione della città senza nome inventata da Morici si trasforma in una scelta di vita in grado di attrarre moltitudini di neofiti in fuga dall'implosione della loro vita di tutti i giorni. Ed è proprio questo mondo in cui ex manager di successo cercano di smettere di "rimboccarsi le maniche" e di trasformarsi nello scroccone perfetto la costruzione più riuscita del libro. Morici riesce a creare dei quadri divertentissimi abitati da personaggi che sono il distillato delle centinaia di persone che, se siete stati mediamente fortunati, vi può essere capitato di incrociare nelle magiche notti delle case abitate da studenti o durante vacanze particolarmente ben riuscite. Certo, l'alternativa che L'uomo di argento ci mette davanti, il fallimento inevitabile o la rinuncia a qualsiasi forma di vero coinvolgimento in ciò che si fa non è particolarmente divertente di per sé ma, in fondo, chi l'ha detto che solo i saggi sulla crisi possono indurre un po' di sana angoscia?
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