Lupi di fronte al mare
Testata: Liberidiscrivere
Data: 4 settembre 2012
Lupi di fronte al mare, noir di denuncia e opera di esordio di Carlo Mazza, uscito circa un anno fa nella collana Sabot/age dell’editrice EO, è un romanzo che si ricollega alla tradizione che lega il noir sociale al più coraggioso reportage giornalistico, filtrato dalla sensibilità di uno scrittore che partendo da una base realistica e ampiamente documentata, la cronaca ci presenta quotidianamente casi di malasanità, corruzione e malaffare per cui gli spunti narrativi sono innumerevoli, costruisce una storia romanzata colorata di umanità e debolezze che accrescono e danno profondità a fatti che se narrati in modo asettico e impersonale perderebbero di efficacia nel condannare i mali più rugginosi della nostra società.
Lupi di fronte al mare è ambientato al Sud, a Bari, ma pur essendo geograficamente delimitato, a questo contribuisce anche l’uso mirato e sapiente del dialetto, pur non perde una certa universalità che accresce la solida base etica e morale che lo sorregge. Denunciare il malaffare, le strette connivenze tra criminalità, politica e società apparentemente per bene, l’omertà, la corruzione sempre più profondamente corrosiva e infestante, implica non solo una scelta morale ben precisa di adesione alla legalità, ma anche un coraggio etico che l’autore non si limita a possedere, ma trasmette anche al lettore più si va avanti nella lettura.
Lo stile è piano, uniforme, cadenzato, non gioca sulle regole classiche della suspense ad effetto, e questo sicuramente contribuisce ad accrescere il sapore di verità e il realismo di quest’opera ibrida per alcuni versi.
L’atmosfera mefitica che avvolge la città, ben delineata da una sorta di rassegnazione ed inevitabilità, accentua poi il contrasto delle scelte morali fatte dal protagonista, il granitico e tormentato capitano Bosvades e dalla coraggiosa giornalista che l’affianca nell’indagine che, partendo dall’omicidio di un onesto professore, si allarga a macchia d’olio portando alla luce tutto il marcio che avvelena una città, Bari, divenuta simbolo di quella terra di frontiera dove si combatte ogni giorno tra legalità e illegalità, tra compromessi e atti di coraggio, tra corruzione e integrità.
Forse per la prima volta lo scandalo della sanità pugliese è stato trasposto in un romanzo, sicuramente gli spunti di riflessione sui meccanismi di questo degrado morale, prima che economico, sono innumerevoli e ben si prestano ad approfondire la nostra conoscenza dei problemi che avvelenano il nostro vissuto. Una ragione in più dunque per leggere questo libro, con la consapevolezza che persone come il capitano Bosvades esistono veramente e che molto spesso si accontentano di piccole vittorie che, anche se non debellano il male alla radice una volta per sempre, sono pur tuttavia l’unica strada percorribile per un essere che voglia definirsi “umano”.