Una regina noir per Piscicelli
Autore: Marco Molino
Testata: Il Corriere del Mezzogiorno
Data: 29 agosto 2012
Al centro del nuovo romanzo del regista e sceneggiatore Salvatore Piscicelli, in uscita oggi nelle librerie, c'è una figura femminile tragica e per molti aspetti ambigua, difficile da inquadrare. Ma su un punto la sua confessione non lascia spazio ad equivoci: «Rifarei tutto daccapo, senza alcuna esitazione ». Tra le pagine della Vita segreta di Maria Capasso (Edizioni e/o, pagg. 320, prezzo 18,50 euro) si srotola un desolante percorso esistenziale per il quale questa ruvida donna non chiede redenzione. Come si dice: mors tua vita mea. Perché pentirsi quando tutto si fa per assicurare ai propri figli un futuro migliore? Pure il maestro della narrativa postmoderna, l'italo-americano Don De Lillo, spiegava che «gli italiani hanno fatto della famiglia un gruppo estremista», in nome del quale condurre sino in fondo le proprie battaglie, anche nel modo più esecrabile. «Ma si tratta comunque di un fenomeno dalla doppia natura e con più facce» racconta l'autore, nato nel 1948 a Pomigliano D'arco, che torna alla letteratura dopo aver pubblicato nel '96 con Mondadori il thriller La neve a Napoli. «La famiglia è strumento di difesa, però in una società dove conta ed è un modello vincente solo l'interesse personale, da ottenere con qualsiasi mezzo e senza esclusione di colpi, siamo trascinati in una deriva morale che giustifica nell'animo di ciascun individuo proprio tutto, anche l'assassinio, come nel caso della protagonista del mio libro ». Maria è una bella donna di 37 anni che abita a Napoli ed è sposata con un operaio. Hanno tre figli e conducono una vita modesta ma felice. Poi il marito si ammala gravemente e nel giro di pochi mesi muore. Il destino ha cambiato le carte in tavola, e di conseguenza anche i comportamenti. La paura di non farcela a tirare avanti spinge la donna tra le braccia di un ricco proprietario di un autosalone, che un giorno le propone di trasportare una partita di cocaina fino in Svizzera: è il primo passo verso l'abisso. «In partenza la storia è nata con l'idea di cavarne un film — ricorda Piscicelli — e infatti la sceneggiatura, scritta con Carla Apuzzo, è già pronta. Ma prima di giungere a questa fase, ho pensato che la storia dovesse essere narrata in un romanzo per approfondire il carattere dei personaggi. Anche il linguaggio del libro, con la cruda descrizione in prima persona, serve a rappresentare un particolare percorso interiore ed è molto diverso dal linguaggio utilizzato in una opera cinematografica ». Dai tempi del suo primo lungometraggio, diretto nel 1979 («Immacolata e Concetta
- L'altra gelosia», vincitore del Pardo d'argento al Festival di Locarno), che racconta l'amore saffico tra due ragazze napoletane, il contesto nel quale si svolgono le vicende dei personaggi di Piscicelli riflette in qualche modo i loro demoni interiori: «Anche se il capoluogo partenopeo in questa storia amplifica appena un po' una condizione che coinvolge tutto il Paese. Negli ultimi anni io vedo un peggioramento non solo materiale. Per tutti si è chiuso ogni possibile orizzonte di speranza ed è sempre meno possibile una spinta di rivolta per il cambiamento. Nella sua deriva morale l'individuo è sempre più isolato ed entra in guerra con il mondo». La famiglia diventa quindi uno strumento di sopravvivenza (e, all'estremo, di sopraffazione) contro le oppressioni della società, dello Stato. Al punto che nel prologo del libro Maria toglie al lettore ogni illusione di estraneità, promettendo che «questa storia parla anche di voi».