"Delitto alle Olimpiadi", la sensualità che travalica il noir
Autore: Lucilla Noviello
Testata: Affari Italiani
Data: 1 agosto 2012
Se il destino comincia dal nome il Commissario Igor Attila, protagonista del romanzo di Paolo Foschi, Delitto alle Olimpiadi, e/o edizioni, ha in sé tutto il futuro dell’eroe volitivo. Roma è la città in cui vive, una capitale non solo multietnica, nelle descrizioni dell’autore, ma calda, cinematografica e brulicante di azioni piccole e pruriginose. E’ una città molto diversa da quella che la letteratura del ventesimo secolo ci ha raccontato – in ogni genere di storia. Igor si muove veloce per i suoi quartieri, proprio come le automobili e i motorini che li percorrono e anche la scrittura di Paolo Foschi è agile: ci sono tendini e muscoli metaforici a sostenere le sue frasi, le sue ironie o le sue ansie, che rappresentano le qualità del suo personaggio principale. Igor è un uomo resistente ma anche gradevolmente tenero; dotato di alcune di quelle caratteristiche che possiedono i fanciulli. Le sue debolezze, soprattutto quelle sentimentali, lo rendono, per contrasto, una persona interessante, che desta stupore e incuriosisce. Leggendo proviamo una crescente voglia di sapere quale potrebbe essere la giusta nota da far risuonare per ottenere l’ attenzione della sua mente e quella dei suoi sensi. Una nota che egli stesso – ancora metaforicamente – ci svela poi, ticchettando su un antico pianoforte ereditato dalla sua esotica mamma. Ed è proprio la sensualità la chiave di lettura di questo libro: una sensualità che travalica completamente il genere giallo al quale la trama fa riferimento. Igor Attila indaga sulla morte di una bella atleta, ma è il corpo in quanto tale l’oggetto dell’indagine. Più precisamente sono i movimenti che avvengono appena sotto la pelle e che increspano i pori; gli impulsi nervosi che provocano i brividi e poi gli scatti duri, veloci, di una corsa in cui tutte le membra sono coinvolte. Ci sono i suoi incontri, i piccoli gesti che sottintendono il desiderio, il fremito dell’attesa del momento in cui vi sarà un contatto: la lunga pressione di un dito sulla pelle, all’inizio dolorosa quasi, dopo così bella da rappresentare tutto il piacere forte che verrà. Poi, più chiaramente, ci sono gli atti espliciti che sfociano nella violenza di un delitto, di una testa in cui le ossa e il sangue si mostrano, senza pudore e senza pena: ma ancora come in un amplesso in cui la passione è movimento, sudore, valore.