Da noi è sempre stato più famoso il dramma musicale che Prokofiev trasse dal romanzo Langelo di fuoco, scritto nel 1908 da Valerij Brjusov, poeta russo simbolista, decadente, estetizzante. Ma il romanzo, un pastiche storico sotto forma di manoscritto casualmente ritrovato, che e/o ripropone a ventanni dalla sua pubblicazione, a cura di Cesare G. De Michelis, è altrettanto eclettico e irruento. E per erudizione e meticolosità documentaria non ha niente da invidiare a Il nome della rosa. Un cavaliere di ventura tedesco, Ruprecht un lanzichenecco che aveva partecipato al Sacco di Roma e a spedizioni nel Nuovo Mondo, dove si appresta a ritornale mentre nellinverno del 1535, a Bilbao, scrive il suo libro di memorie si trova a peregrinare nella Renania della prima metà del Cinquecento.
Lutero, le guerre di religione, le predicazioni dellanabattista olandese Jan van Leiden risuonano in lontananza, nelle conversazioni degli avventori delle osterie. È in una di queste, una miserabile locanda sperduta nelle vicinanze di Colonia, che Ruprecht simbatte nel mondo demoniaco dellaffascinante Renata. Se ne innamora, non riesce a dominare la passione anche quando Renata lo rifiuta perché sente il suo amore per lui peccaminoso e vede nella sua proposta di sposarlo unopera del diavolo, viene sedotto dai suoi mistici e infernali fantasmi e percorre tutte le tappe delliniziazione alla magia.
Fruga tra i Trattati, partecipa ai sabba per scoprire dovè il Conte Heinrich che Renata ama perché pensa sia lincarnazione dellangelo Madiele che laccompagna da quando era bambina, va a Bonn a consultare Agrippa di Nettesheim, il famoso autore di De Occulta Philosophia. La stessa meticolosità con cui lautore ricostruisce gli incontri del protagonista con personaggi realmente esistiti, come appunto Agrippa e il dottor Faust, viene usata nel trattare il discorso magico, di cui Brjusov era un cultore, e che è, insieme a quello erotico, il tema principale del romanzo.