La ballata di Mila è il romanzo d'esordio di Matteo Strukul, autore veneto fondatore del movimento Sugarpulp, che inaugura la nuova Collezione Sabot Age diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto per le edizioni E/O.
Copertina sgargiante per una protagonista d'eccezione: Mila Zago detta red dread, una vera stra figa scoppiettante di fascino e carisma. Mila, che si fa luce nel romanzo con la sua prorompente quarta di reggiseno nascosta sotto una t-shirt con stampato "Le ragazze ti spaccano il culo", è bellissima ma anche molto incazzata. Vittima della malavita veneta, che le ha ammazzato il padre, abbandonata dalla madre troppo indipendente e cresciuta da un nonno amorevole ma dallo spirito militare, è disposta a tutto pur di vendicarsi e riportare la giustizia nella sua vita. Troppo cinica per credere alla giustizia "reale", architetta una vendetta tutta sua, in modo meticoloso e ricco di fascino: uno scontro tra i cattivi cinesi e quelli veneti, senza esclusione di colpi e doppi giochi pericolosi.
Un personaggio fortissimo che spicca in una trama leggermente flebile per la sua portata caratteriale ma non per questo poco avvincente. La sequenza è veloce, intercalata da momenti tutti veneti, immersa in una realtà locale descritta come solo chi la conosce e c'è cresciuto può fare.
Matteo Strukul ha talento ed è innamorato della sua terra, la descrive rendendola affascinante e molti aneddoti sono incredibilmente dettagliati. Se si conosce la sua realtà, quella in cui è cresciuto, il modo di esprimersi e i luoghi descritti allora leggerlo diventa un piacere molto empatico.
Un bel mix che abbraccia letteratura pulp e noir italiana e americana, il cinema e il fumetto, il dialetto veneto e la mala cinese che ha colonizzato il Veneto lentamente ma voracemente, le divagazioni fuori tema tipiche della pellicola americana, il senso di realtà (in questo caso, nell'irrealtà!) che trasmette Carlotto, la velocità d'azione di Gischler, i colpi di scena di Willocks, il tutto ben mescolato al territorio veneto con citazioni e aneddoti locali che ricordano l'adolescenza e la crescita negli anni Ottanta. L'inizio della scena, con l'emozione del trotto alle Padovanelle (l'ippodromo di Padova) è descritta magnificamente, sembra di essere là e di rivivere momenti passati di quando si era forse più giovani e certe realtà andavano molto di moda. E i nomignoli: Musso (che in veneto vuol dire asino), Trippa, Poenta (polenta), insieme a questi capelli rossi brillanti che fanno sfumare anche il veneto malavitoso più potente, rendendo Mila una donna degna del miglior femminismo moderno che non abbraccia ideali ma soltanto coscienza. Quella di una giovane ragazza che si fa giustizia da sola ma che capisce, in fondo, che dalla sua condizione non può uscire né potrà mai, perché gli affetti non ritornano, il passato non può essere cancellato, e i "cattivi" non muoiono mai. Ma intanto, già che ci siamo, ammazziamone qualcuno...
Una storia con un sequel che si intravede alla fine, che porterà altre protagoniste donne, cazzute, dinamiche e carismatiche, abbracciando totalmente l'ideale dell'autore nel suo concetto femminile di bellezza.