Intervista a Marco Rossari
Autore: Cristina Bolzani
Testata: Bartleby Cafè
Data: 24 luglio 2012
1) Come è nata l’idea di un libro che raccoglie con humour testi più o meno brevi sulla letteratura e l’editoria?
Non è nata per niente. Non era un’idea. Piano piano, nel corso del tempo, ho scritto delle cose che ho pubblicato qui e là oppure messo da parte. Se ne stavano lì ad aspettare, finché un racconto in particolare non ha dato una svirgolata e ho dovuto accettare – me sventurato – che c’era un libro, un filo rosso che legava tutto e che riguardava la scrittura e la lettura. A quel punto ho cominciato a scrivere cose apposta per il libro e nel giro di qualche mese avevo terminato. Non saprei trovare un momento in cui ho scritto questo libro, è come se fosse nato per conto proprio. Ho cercato disperatamente di non pubblicarlo (mi era riuscito benissimo con quello precedente), invece un editore me l’ha hackerato ed eccoci qua.
2) Il libro ricorda nel tono certe parodie scritte di Woody Allen. Si riconosce in questo accostamento? E comunque c’è qualche vis comica che l’ha influenzata?
Le ricorda eccome, anche se Allen ha più di un debito con me. Alcuni scrittori comici? Vediamo: Heller, Vonnegut, Gadda, Sedaris, Tom Sharpe. E Franz Kafka.
3) Nella sua ricca galleria di scrittori si incontrano varie idiosincrasie più o meno paralizzanti. Quanto c’è di lei nei vari personaggi?
Un amico mi ha scritto “Ti farai molti nemici”, ma in realtà sono tutti proiezioni di me. Deformate, esagerate, ma pur sempre ricalcati sulle mie manie. Capito, amici scrittori? Non siete voi. Ehi, scherzavo, dai.
4) Nella fotografia entrano anche i traduttori. Anche lei lo è. Anche per lei come per Girolamo tradurre è trascinare parole da una lingua all’altra come un mulo?
Credo molto nell’artigianato della traduzione e poco nell’accademia, almeno finché non mi daranno una cattedra.
5) Quanto l’aiuta a scrivere il conoscere meccanismi narrativi altrui?
Pochissimo. Ognuno fa l’amore come gli pare e come gli viene: con la scrittura è lo stesso.
6) E quali sono i suoi scrittori, vivi e morti, preferiti ?
Tutti quanti. Nessuno escluso. Vi voglio bene, ragazzi. Ora scusate, devo scrivere.
7) Grandi scrittori del passato messi nel presente – che siano intervistati alla radio o accusati di plagio o contestati paradossalmente – , come Tolstoj, Joyce, Shakespeare, Dante, rendono ridicolo il mondo editoriale di oggi . Che cosa di questa realtà la fa ridere (molte cose, si direbbe) e che cosa invece le piace?
Il mondo editoriale è quello che è. Non so, ci sono cose esilaranti e altre meschine, poi anche delle cose belle, come in ogni altro lavoro. Forse si presuppone erroneamente che, maneggiando una parola vacua come Cultura, l’editoria debba essere più nobile, dimenticando una lezione importante: è in sala operatoria che si parla del più e del meno. Consoliamoci: un refuso o un bestseller di pessima qualità sono pur sempre meglio di un paio di forbici dimenticate nella pancia di un poveretto.
8) A questo punto la domanda è d’obbligo: lei perché scrive?
Per farmi dare del tu dalle lettere.