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La notte alle mie spalle, Giampaolo Simi

Autore: Luisa Badolato
Testata: Via dei Serpenti
Data: 4 luglio 2012

Furio Guerri fa il rappresentante in una grande tipografia, è più che zelante nel procacciare clienti, sgomita per far carriera anche a costo di colpire alle spalle il collega più fidato. Ha un’auto d’epoca di cui cura con costanza ogni dettaglio. Con la moglie Elisa e la figlia Caterina vive in una villa isolata nella campagna toscana, al riparo dal mondo, in una campana di vetro fatta di sicurezza e protezione, di intimità che isola dalle seduzioni della vita. Fino a quando Elisa, che ha trent’anni ed è bellissima, non decide di varcare la soglia di casa per aprirsi alle opportunità che nuove amicizie e un lavoro possono offrirle. In Furio si scatena una gelosia distruttiva, qualcosa di già precario si sgretola in lui fino a fargli presagire i segni di una rovina imminente: «Dopo Parma il cielo si schiaccia sulle cime dei monti, la nebbia si fa più scura. Nelle gallerie smette di piovere, fai riposare i tergicristalli. Due ore vanno avanti e indietro a togliere gocce, ma non arrivano a fine corsa che altre gocce ricoprono il parabrezza. Tu sei come questi tergicristalli, Furio Guerri: costretto a fare un inutile avanti e indietro per non smettere di essere, in qualche modo, necessario».
Nella narrazione si alternano il passato e il futuro, il prima e il poi di Furio Guerri: l’amore e il desiderio di possesso lo hanno fatto diventare un mostro che si nasconde dietro un paio di occhiali da sole su una panchina vicino alle scuole e tenta di sedurre l’insegnante per avvicinarsi alle studentesse, a una in realtà, che gli sta particolarmente a cuore. «Cammino per i tre isolati di condomini in mattone. Dopo il supermercato l’asfalto recente della strada si sfalda tra gli sterpi, come un’idea ripresa e di nuovo abbandonata. Inizia la cancellata rosso scuro. Oltre la cancellata, blocchi di cemento armato grezzo, con le imposte di alluminio nere. Il sole di fine maggio li cosparge di schegge brillanti. Sull’edificio più grande, fra la bandiera italiana e le finestre del primo piano, corre la scritta “Istituto Comprensivo Guglielmo Marconi”. Anche la scritta è in rosso acceso. O forse è il sole di maggio che me la fa vedere così».
Luci e ombre nel romanzo compongono quadri sinistri in cui traspare la doppiezza dei personaggi, il bene e il male confusi in un innesto di intrighi, false certezze, facce laccate di perbenismo dietro cui si annidano desideri scomodi e incomprensioni radicate. I personaggi sono come maschere, descritte con un realismo dissacrante ma non moralista, in una lingua sapientemente incollata alla dialettica quotidiana fra essere e dover essere per gli altri, per la moglie o il marito, per il capo, per i parenti che non ti riconoscono un’altra identità se non quella che il pregiudizio ha cristallizzato una volta per tutte nella loro mente. Fino a che il mostro che gli altri vedevano in Furio non è diventato Furio stesso, le vittime le persone a lui più care, e la sua mente è stata sconvolta dall’inganno di una felicità impossibile.