Una trama ambientata nel futuro, che pesca nel passato e che è al contempo drammaticamente presente, al punto di sembrare uno specchio (e neppure troppo deformato) della nostra realtà. Un intreccio di dieci racconti innestati su una storia gialla e un viaggio a ritroso nel tempo: Sinistri è un giallo fantapolitico scritto da Tersite Rossi, ovvero Mattia Maistri e il casalese Marco Niro. È uscito nelle scorse settimane per le edizioni e/o, nella Collezione Sabot/age diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto. Siamo nel 2023, al governo impera il Partito della Felicità. Il consumismo ha raggiunto vertici parossistici, al punto che non solo i negozi sono aperti 24 ore su 24, ma che sugli scaffali si trovano pillole per essere felici e cibi energetici, e che si ottengono merci in cambio dei rifiuti. Anche il sesso è virtuale e poco importa che ci sia il coprifuoco. L’opposizione? C’era, sì, ma è stata spazzata via da tempo. Nessuno infatti — nel 2023 — sembra ricordarsi del Movimento Antieroico, che a suo tempo prese vita da un blog e che, in nome di una vibrante antipolitica, univa un po’ di ‘ismi’ particolarmente battaglieri. Dietro il movimento si nascondeva la ‘Banda dei Nove’, ovvero una giornalista, una ginecologa, un hacker, un convertito, un sindacalista, un prete, un impiegato e una psicanalista, tutti capeggiati dal misterioso Àdelos, e tutti eliminati dopo una discutibile operazione di polizia. Va detto che tutti nascondevano qualcosa e avevano scheletrucci nell’armadio: il che — rispetto a una società plastificata e anaffettiva — li rende umani.
Qualche nota a margine, in ordine sparso: Àdelos in greco significa invisibile, nascosto, mentre Tersite è un personaggio omerico, identificabile con l’antieroe, deriso e dimenticato. In ogni caso, è evidente che uno pseudonimo o il nome dei propri personaggi non si sceglie a caso.
Comunque, ecco che in questo 2023 in cui le sacche di resistenza si affidano ad adolescenti ribelli e in cui gli italiani sembrano vivere beatamente e ‘beotamente’ (ci si passi il neologismo) felici, come da indicazione del governo, i Nove o chi per loro si rifanno vivi. E mandano al capo della polizia che a suo tempo li torturò dieci racconti, apparentemente senza un filo conduttore a legarli. Eppure sono loro a costituire lo scheletro di un romanzo senza protagonisti, ricco di personaggi senza volto. I racconti inoltre recuperano anche un gusto per la narrazione che è esso stessa resistenza alla superficialità che ci circonda.
Chi conosce Carlotto sa che i suoi romanzi non prevedono lieto fine e neppure una distinzione netta tra buoni e cattivi. È chiaro che sono sulla stessa linea anche i romanzi che Carlotto ama. Non tragga in inganno il fatto che Sinistri sia ambientato in un ipotetico (e per nulla utopico) futuro: non c’è nulla di consolatorio in un’analisi che dietro il pretesto narrativo nasconde un’analisi così spietata e per nulla indulgente della contemporaneità. Al punto che, seppure molto si debba alla fantasia dei due autori, si ha l’impressione leggendo il romanzo di scorrere le pagine di un quotidiano. E non è solo un’impressione: nella Nota finale Maistri e Niro rendono conto delle citazioni e dei riferimenti a fatti di cronaca reale.