Poiché a rigore e alla lettera le scienze occulte, le verità recondite, gli arcani della magia e il contenuto dei misteri devon restare celati e inesplicati, il prudente cronista cinquecentesco che, protagonista e testimone oculare di eventi prodigiosi, con la sua Narrazione veridica fornì a Valerij Brjusov (1873-1924) la sostanza del romanzo, ne affida unaccennata pronuncia alla battuta del più scostante e meno credibile dei maestri. E Cornelio Agrippa al quale, non fosse stato tanto duro dorecchi, sarebbe suonato come un lazzo lappellativo Magister doctissime!con cui gli si rivolgevano i discepoli quando, ringhioso cinquantenne, la beretta calcata sulla testa, si presentava loro nel buio del suo gabinetto tagliato da una gotica feritoia e gremito di leggii, bestie impagliate e clessidre. Bisogna solo ricordare che tutto si volge attorno a un unico punto, tuonava il mago nel suo antro controvoglia. E proseguiva, eco del fantasma di uno stregone da commedia più che dello spirito magno di un sapiente: Tutto è connesso assieme: stelle, angeli, uomini, fiere, erbe!. Gli allievi non tanto (Non credevamo proprio che credesse ancora alla magia), ma lavventizio uditore lo prende in parola.
In fondo Ruprecht era andato a scovare Agrippa di Nettesheim nella sua tana proprio per farsi dire dallautore del De occulta philosophia come ricomporre i casi scombinati in cui da qualche tempo sera visto sbalestrato. I complicati legami causa-effetto si erano spezzati, come la sua vita, irreversibilmente in un prima e in un dopo, dopo lincontro con la maliosa Renata: la dama bellissima, la dama folle, la dama nobile e incomprensibile. E il giovane, preso in altra rete da lei, non comprendeva più come ritesserli e riavvolgerli nei cerchi ruotanti di Lullo: il logico duecentesco inventore di strumenti per elaborare i nessi con le equazioni dellalgebra e le determinazioni della meccanica che era stato tra le guide della sua in nessun modo brillante istruzione. Poco male.
Ci volle un niente per accendere la sua mente come un tizzone, incendiare le polveri della sua cultura libresca e infiammare, per folgorazione, lanimo e il cuore del ragazzo: col colpo dala di un angelo di fuoco. Conflagrante è leffetto dellentrata in scena del messaggero celeste. Era planato con laura fatata di un compagno di giochi nella cameretta di Renata bambina, che lo prese con sé come una farfalla, una scintilla, un fiore colto, una nocella schiacciata coi denti, lo mise tra le sue bambole e gli diede il nome di Madiele.
Poi, rimbalzato su lei che, cresciuta e tanto più incantata dallamico alato, smaniava farne un giocattolo altrimenti eccitante, era piombato addosso a Ruprecht. Lo prese letteralmente alle spalle: nella stanzetta dalbergo, stretta e irregolare come la custodia duna viola dove il lanzichenecco reduce dal Sacco di Roma, il navigante riapprodato sul Vecchio Continente dalla Nuova Spagna (il Messico), il pellegrino votato agli auspici di Santa Gertrude patrona dei viaggiatori di terra, sostava incamminato verso la casa paterna in Renania. Approfittò, anzi, di un attimo di distrazione dalla saggezza del proverbio per cui il viandante ha già troppi guai con la sua schiena per occuparsi delle spalle altrui e lo allacciò con la sua aureola incandescente e lanello di fuoco della passione alla sorte della vicina di camera che attraverso la parete sussurrava in angelica possessione.
Una volta saldato il cerchio magico, a trasfigurare gli spigoli del classico triangolo amoroso, le ruote algebriche di Lullo potevano andare a farsi benedire. E se il vertice della figura à trois sfiorava le altezze dellempireo, lintrigante, intricatissimo menage poteva svolgersi e riavvolgersi sulle spire di un plurianellato drago. A condurlo non era uno sputafuoco, ma comunque un fantastico volatore: dotato della temperatura ideale per fondere in un unico crogiolo evocazioni storiche, confessioni religiose, suggestioni magiche, parodie filosofiche, calchi pseudoscientifici. Le rivelazioni dei credo in lotta aperta e le malcelate tentazioni dellocculto. Lamore casto e asessuato degli angeli e lattrazione irresistibile dellalgofilia (grecismo per dire sadomaso).
Cè questo e altro nel miracoloso capolavoro del decadentista russo che seppe calare sulle figure storiche la maschera degli eroi rivoltosi o la visiera dei condottieri da leggenda. Sfigurare il profilo dei dotti nella smorfia di diaboliche caricature: e lo spirito invasato di Agrippa zampetta nel suo studiolo come il lepido Mefistofele ghignante accanto a Faust. Camuffare le ali dun angelo sotto il blasone dun conte di Germania e sublimare i propri amori segreti. Traslare le citazioni ultraerudite nei motti goliardici, i conversari da bettola, le canzonacce dosteria. Dispiegare il suo affresco su unaccecante tela policroma: intessuta dun simbolismo fittissimo, velata di umorismo brillante e attraversata dal filo tenace un nitido disegno narrativo. A mostrare in un mezzo migliaio di pagine quel che stizzito ammetteva il signor Trippa: gira e rigira, sul volo planato di un angelo, in fondo tutto quanto si tiene.