La vita di Nan Aurousseau assomiglia a un romanzo. 56 anni, parigino doc, cresce a Montmartre in 32 metri quadrati insieme al padre meccanico, alla madre lavandaia e a 5 fratelli. È studiosissimo, non perde mai un giorno di scuola, poi la famiglia allimprovviso viene sfrattata. Nella banlieue, dove va ad abitare, Nan cresce in strada, diventa un ladruncolo, conosce la violenza. Finché a 18 anni finisce in galera per rapina a mano armata. In sette anni di reclusione divora romanzi e impara il mestiere di scrittore. Una volta fuori si mette a fare lidraulico. Conosce Jean-Patrick Manchette, il re del noir francese, perché va a casa sua a riparargli due radiatori di ghisa. Seguendo i suoi preziosi consigli pubblica il suo primo romanzo, questo Blues di banlieue, noir tragicomico che ha venduto 50 mila copie in Francia grazie anche a una lingua che fonde argot, gergo tecnico e poesia. In Francia è appena uscito il suo secondo romanzo, Du même auteur. Aurousseau ha diretto anche due lungometraggi e oggi lavora metà anno come idraulico e laltra metà come scrittore e sceneggiatore/regista.
Dan, il protagonista di Blues di banlieue, sembra il suo alter ego. Sì, anche lui è stato in galera, fa lidraulico e vuole fare lo scrittore. Il romanzo è nato a tavola, fra amici. Raccontavo sempre aneddoti tragici ma divertenti che mi erano capitati. Così ho deciso di scriverli e di parlare della vita dei lavoratori precari nei cantieri. Un tema che stranamente non compare mai in letteratura.
Anche Dolto, il capo di Dan che fugge con la cassa della ditta di termoidraulica, è un personaggio reale? Certo, non ho inventato niente. Sarebbe impossibile creare di sana pianta un tipico esemplare di capo malfattore come Dolto, accecato dal dio denaro. I ladri peggiori sono quelli che hanno potere. Dolto ha letto sicuramente il romanzo, perché in Francia ne hanno parlato tutti. Ma di lui non ho più notizie.
Nel suo libro si legge: Bisogna prendere esempio dalle mucche: masticare e rimasticare per fare del buon latte. È un consiglio di Manchette? Manchette è stato per me un incontro fondamentale. Era una persona molto schietta e pessimista. Mi ha fatto capire che non ci si improvvisa scrittori. Bisogna riflettere sulla propria opera e ruminare. Solo così può venire fuori qualcosa di buono.
Lei è diventato scrittore in galera. La pena redime? Io ho avuto la fortuna di incontrare un educatore intelligente che vedevo tutti i giorni, anche quando ero in isolamento. Ma in linea di massima la galera ti peggiora.