Un romanzo esplosivo. Ritmo serrato, colpi di scena a non finire, tanta violenza e personaggi che, una volta incontrati, difficilmente si potranno dimenticare.
"Una brutta storia"(Ed. E/O, pag. 439, Euro 16,00) è per chi legge, un tuffo in una fossa piena di vipere e il desiderio assoluto di rimanerci dentro il più possibile.
Un dramma poliziesco corale che regala emozioni vive, senza compromessi grazie ad una prosa che riesce a fondere l'epica narrativa tipica delle grandi opere di guerra al linguaggio più gretto e violento, quello della strada, dei reietti.
In mezzo a questo ciclone una serie di personaggi mirabilmente descritti grazie anche all'utilizzo assiduo di flash-back che non annoiano affatto ma anzi, permettono di volta in volta di scoprire nuovi lati oscuri dei personaggi che compongono questo dramma.
A cominciare da Biagio Mazzeo, il capo della banda, capobranco che controlla col pugno di ferro le strade e il commercio della droga. Ogni suo gesto è legge, non scende mai a compromessi.
Biagio Mazzeo non è un capo qualsiasi: è uno sbirro della Narcotici, corrotto fino al midollo ed anche i membri del suo clan sono talmente marci da fare rabbrividire il lettore.
Estorsioni, ricatti, riciclaggio fanno apparire questa "famiglia" più come una organizzazione mafiosa(come in effetti è) celata dietro distintivi che non come una squadra dedita alla difesa dell'ordine e della legge.
Una famiglia, un branco e per il branco si vive, si uccide lo si difende con le unghie e coi denti: per Biagio la sua squadra è tutto e quando si presenta il colpo della vita, quello definitivo, non esita a gettarsi in questa impresa che potrebbe renderli milionari.
Tuttavia, nella vita succedono degli imprevisti. L'imprevisto che cozza coi piani di Biagio e del suo clan si chiama Goran Ivankov, cadavere durante una rapina ad un supermarket legato agli affari degli sbirri.
Un nome che fa tutta la differenza del mondo: egli è infatti il fratello di Sergej Ivankov, un potente mafioso ex leader della guerriglia di liberazione della Cecenia. E il clan Ivankov, grida vendetta. Trasferitosi in Italia, il ceceno scatena una guerra senza esclusione di colpi contro il branco di Biagio lasciandosi dietro il profumo del sangue, l'odore della paura e il marchio della violenza.
Un libro che colpisce al cuore perchè i suoi protagonisti sono la rappresentazione perfetta degli sconfitti: dal clan degli sbirri a quello dei ceceni ogni suo membro nonostante appaia forte, senza scrupoli in realtà è figlio di drammi vissuti, esorcizzati dalla costante violenza e rabbia sfogata nel mondo esterno.
Non a caso Biagio e Sergej sono le due facce della stessa medaglia: entrambi sono il prodotto di frustrazioni e dolorose scelte attuate nelle loro vite.
Tradire,uccidere,amare, perdonare: scelte cui vengono messi a dura prova i personaggi di questo splendido dramma creando situazioni ad alta tensione e di grande pathos.
Infine una menzione particolare all'ambientazione: nonostante alcuni riferimenti geografici ben precisi, il teatro di questa violenta partita a scacchi non viene mai definito in maniera precisa creando cosi un "non- luogo" imprecisato del Nord Italia dove potersi ambientare lo svolgimento del romanzo. Un dramma moderno che perdendo le coordinate di luogo potrebbe generalizzarsi a qualsiasi città del nostro Paese.
Questa è veramente una brutta storia.
Lacrime, sofferenza, sogni infranti la fanno da padrone; i veri sconfitti sono l'Amore e la Giustizia, quelli con le lettere maiuscole.
Noi però, le brutte storie come questa, in fondo le adoriamo....