Una brutta storia (edizioni E/O) è un’efficace saga criminale, frutto della mente del giovane Piergiorgio Pulixi, allievo di Massimo Carlotto e membro del collettivo Sabot, con il quale ha già pubblicato Perdas de Fogu, e autonomamente, Un amore sporco, parte del trittico noir Donne a Perdere.
La protagonista di questo hard boiled made in Italy è una banda criminale dalle caratteristiche molto particolari. Il suo capo è Biagio Mazzeo e fa il poliziotto, così come i suoi ragazzi, quelli che chiama “la mia famiglia”: un branco di agenti che combattono il narcotraffico, ma non per senso di giustizia, quanto piuttosto per tornaconto personale, per essere i veri padroni dei malaffari cittadini.
Tutto è in ordine tra “lavoretti”, soffiate e minacce; le cose precipitano quando per caso viene ucciso un malavitoso ceceno in una banale rapina, organizzata proprio dalla banda di questurini per regolare dei piccoli conti. La vittima è il fratello di uno dei più potenti boss della mafia russa, che naturalmente non può evitare di scatenare una sanguinosa vendetta.
Il racconto procede quindi con i soliti ingredienti del genere, tanto cari agli appassionati, tra bar malfamati, donne fatali, droga, sesso, violenza e sangue a fiumi.
Il bene e il male sconfinano tra di loro e in alcuni casi ci si rende conto con amarezza di aver fatto il tifo lungo decine di pagine per il più cattivo (anche se sono tutti ottimi candidati per quel ruolo). Nel racconto si sentono il rumore delle botte e le esplosioni dei colpi, e tanta puzza di marcio. Solo ogni tanto si intravede qualche sprazzo di amore, qualche rigurgito di bene, giusto per controbilanciare.
I personaggi sono così numerosi che nelle prime pagine si trova un pratico indice che li divide in base al ruolo: Il branco, La banda dei ceceni, La Giustizia e Gli altri. Ognuno rappresenta una storia nella storia: le loro vite, i pensieri, i passati, tutti più o meno travagliati e tragici, si aggiungono (talvolta in modo superfluo) alla trama principale, creando un teatrale gioco di entrate e uscite di scena che ricordano, a loro modo (e molto alla lontana), i romanzoni russi come Guerra e pace.