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Le tue origini e la formazione
Sono nato a Cagliari nel 1982 e da circa otto mesi vivo a Padova. Il mio percorso di formazione – dopo tantissime letture noir alle spalle e un’ossessione per la lettura tout court – coincide con la creazione da parte di Massimo Carlotto del Collettivo Sabot, gruppo di scrittura di cui faccio parte, dedito allo studio delle trame, delle inchieste e dei romanzi noir, con un interesse particolare al taglio sociale delle storie, puntando al miglioramento dei singoli tramite un serrato dibattito interno.
Cosa rispondevi da piccolo quando ti chiedevano che lavoro volevi fare?
Il Ninja.
E adesso cosa rispondi?
Eludo la domanda.
È da poco uscito per edizioni e/o “Una brutta storia”. Se ti chiedessi un sottotitolo al libro?
Vendetta e tradimento, amore e odio, segreti inconfessabili, soldi, sesso e potere. La commedia umana si colora di nero.
Il libro si inserisce nella collana Sabot/age, collana da te inaugurata col trittico “Donne a Perdere” cui hai partecipato con il romanzo breve “Un amore sporco” (2010). Con edizioni e/o hai pubblicato anche “Perdas de fogu” (2008). Cosa in particolare, con questi lavori, hai sabotato?
Con Perdas de Fogu abbiamo sabotato l’industria della menzogna che sembrava inespugnabile. Il romanzo ha fatto molto parlare di sé e ora il poligono al centro della narrazione è stato chiuso, o meglio è sotto sequestro giudiziario, con una dozzina di indagati eccellenti e un processo che sta per iniziare e che farà finalmente luce su una tragedia silenziosa. Con Un amore sporco ho semplicemente voluto restituire voce e dignità alle tantissime ragazze vittime della tratta sessuale, troppo spesso dimenticate e snobbate dalla cronaca, considerate alla stregua di semplici involucri di carne.
“Una brutta storia” è incentrata attorno alla famiglia Mazzeo, sbirri corrotti il cui leader, l’ispettore Biagio Mazzeo, incarna prevaricazioni e collusioni. Perché hai scelto questa tematica?
Perchè il mondo della Polizia mi ha sempre affascinato. Il mestiere del poliziotto è difficilissimo, io non riuscirei a farlo proprio per un discorso di complessità e costante pressione psicologica. Nelle forze di Polizia esiste una zona oscura, corrotta. Questo è evidente. I tutori dell’ordine onesti e valenti sono la stragrande maggioranza, e portano avanti con grande dignità e senso del dovere quella che è più una “missione” piuttosto che un lavoro. Però non si può nascondere che quella “macchia nera” esiste. Mi piaceva l’idea di descrivere le dinamiche che si vengono a formare in quel “corpo nel corpo” e nella guerra che viene a scatenarsi tra poliziotti buoni e sbirri cattivi, e come questo si rifletta sulle loro famiglie e le loro vite… doppie e triple vite, perchè hanno un sacco di segreti e scheletri nell’armadio. Un dramma poliziesco corale rappresentava una sfida sia a livello di tema portante del romanzo che di narrazione pura.
I romanzi sabot/age reggono su un’impalcatura documentale estremamente attendibile. Tu come ti sei documentato per il tuo ultimo lavoro?
Essenzialmente posso dirti che ho seguito la storia ovunque mi portasse, o quasi. Parto quasi sempre ricostruendo una sorta di inchiesta giornalistica: prendo in disamina alcuni casi e da quelli cerco di ricostruire un mosaico con atti giudiziari pubblici, interviste agli addetti ai lavori, e mi fermerei qui, perchè altrimenti mi metto nei casini.
C’è qualche episodio di cronaca che, in tal senso, ti ha particolarmente colpito? (Penso all’Uno Bianca, per fare il primo banale esempio che mi viene in mente)
La Uno Bianca ha portato a 24 morti, 106 feriti e 103 azioni criminali. Una banda formata da sette persone di cui sei poliziotti. E’ un’eredità pesante questa. Sia per la Polizia che per la società civile. Questo caso di sicuro mi ha influenzato ma anche altri come l’arresto di 16 agenti per associazione a delinquere che, stando alle accuse, erano “in affari” da circa vent’anni. Poi il problema di una celeberrima Sezione Narcotici che nel corso degli anni ha vissuto delle bufere al suo interno: in particolare nel 2009 25 poliziotti finirono nei guai per accuse di traffico di droga, assunzione di cocaina, frequentazioni di bische e “festini” particolari.. due anni prima, nel 2007 un Questore addirittura si trovò a dover fare piazza pulita alla Narcotici per dare un forte segnale di pulizia interna rispetto a una situazione che stava diventando preoccupante. Poi c’è l’oscura vicenda del sottocomando del NOCS, svelato dalla grande giornalista Federica Angeli de La Repubblica che ha vinto un premio giornalistico molto importante per aver portato alla luce un “patto di sangue” tra poliziotti e alti funzionari che sembra uscito più da un libro di Ellroy che dalla pagine nostrane di cronaca. I casi non mancano, purtroppo. A onor del vero bisogna riconoscere che gli anticorpi il Dipartimento li ha, e ogni gionro combatte perchè la cosa non diventi endemica nel Corpo, ma è sempre dura anche a livello umano mettersi contro un collega, poi se addirittura fa parte di una vera e propria banda, la cosa si complica non poco soprattutto a livello investigativo perchè ce la si gioca sullo stesso piano.
Sempre in merito alla tematica corruzione/forze dell’ordine: se ti chiedessero di risolvere questo problema, quali provvedimenti prenderesti?
La corruzione è fisiologica nel genere umano, su questo non puoi far nulla a parte una selezione più mirata e studiata in fase di assunzione, e magari con colloqui con funzionari deputati al controllo delle procedure operative a scadenza più serrata nel corso della carriera come accade in altri paesi. Cercherei di intervenire invece su tutte quelle condizioni che possono favorire la corruzione, smussandole ed eliminandole: gli infimi stipendi rapportati al lavoro di un agente secondo me influiscono. Quindi lavorerei prima di tutto su un miglioramento delle condizioni lavorative e su una remunerazione più adeguata degli operatori. Poi però mi fermo qui perchè è un discorso complesso, e le variabili da calcolare sono innumerevoli. Cercherei comunque di far luce a prescindere dalla corruzione su un intreccio quasi morboso che si è venuto a creare tra politica e polizia, dove il rapporto di forze è molto, molto sbilanciato verso la prima parte.
Consigliaci tre libri
Marinai Perduti di Jean-Claude Izzo per la sua potenza letteraria; Respiro Corto di Massimo Carlotto per la bella storia, e il coraggio continuo di rinnovarsi, sperimentare, e per una questione d’affetto col personaggio di B.B. che amo particolarmente; Operazione Massacro di Rodolfo Wash perchè è un capolavoro del giornalismo mondiale; I ragazzi del massacro di Giorgio Scerbanenco perchè è un capolavoro inarrivabile… Ops ne ho detto quattro!!
Due tuoi pregi e due difetti
La calma e il sangue freddo i pregi. Una severità inflessibile nei confronti di me stesso il mio difetto principale.
L’ultima volta che ti sei arrabbiato
Ogni volta che accendo la tv.
L’ultimo sorriso
Ogni volta che entro in una libreria o un cinema, è quasi un riflesso automatico.
L’ultima volta che hai tentato inutilmente
Ho cercato di far ripubblicare in Italia uno scrittore americano scomodo. Non ci sono riuscito.
L’ultima volta che hai tentato con successo
Non lo so, ogni volta che ottengo un piccolo successo archivio subito e vado avanti, e mi dimentico.
L’ultima rinuncia
Un posto di lavoro fisso per inseguire un sogno.
L’ultimo sfizio
Un disco dei Doors in vinile.
Che idea ti sei fatto del mondo della scrittura?
E’ un mondo vario, affascinante, complesso, rapportato alla società è un microcosmo che però rispecchia ciò che è l’Italia oggi.
Progetti?
Qualche giorno fa ho ricevuto una soffiata che mi ha fatto venire la pelle d’oca… non farmi dire altro.
Salutaci da sabotatore
Le forme di ribellione sono mutate: oggi leggere è resistere e scrivere è combattere.
Adesso salutaci con una citazione da “Un brutta storia”
“Le bugie più grandi sono quelle che raccontiamo a noi stessi”.