Sinistri eroi dell'Italia che verrà
Autore: Carlo Martinelli
Testata: La Repubblica / Trentino
Data: 9 maggio 2012
Tutto pronto. Oggi, mercoledì 9 maggio, arriva in libreria. Domani, giovedì 10 maggio, alla biblioteca comunale di Trento, ore 17.30, la prima presentazione, che è anche la prima tappa di un vero e proprio tour, se è vero come è vero che sono già diciotto gli appuntamenti in programma. Poco, ma sicuro: di questo Sinistri, la nuova fatica di Tersite Rossi – il nome collettivo made in Trentino che si è fatto conoscere con E’ già sera, tutto è finito – si parlerà, eccome. Giacché, per dirne una, si presenta come il primo romanzo sulla Terza Repubblica. Giacché, poi, è anche romanzo dal marchio editoriale assai di rispetto - e/o, con il più il nume tutelare di Massimo Carlotto a garantire – e giacché, infine, si avvale a tutta birra della forza e delle possibilità della rete. Ne volete una prova? A codesto indirizzo potete trovare la copertina, la quarta di copertina, la scheda – libro, l’incipit, la locandina, la locandina – evento, la cartolina, la cartolina-evento, ma anche la trama, il calendario delle presentazioni, un indovinello e il chi è di Tersite Rossi, assaggi di lettura, cosa dicono del romanzo. Chi scrive dirà tra non molto del romanzo, giacché sta finendo la lettura, finora appagante assai e si prepara per la presentazione di giovedì, giacchè gli capita di essere al fianco di Tersite Rossi per la prima uscita ufficiale di Sinistri. Dimenticavamo. Una certezza già c’è. La copertina. Una delle migliori mai viste da tempo a questa parte.
Qui, di seguito, opportunamente copiaincollato, il comunicato di lancio del romanzo che esce domani.
Il nuovo lavoro s’intitola “Sinistri” ed è pubblicato dalle Edizioni E/O
TORNA TERSITE ROSSI CON UN GIALLO FANTAPOLITICO
“Il vostro futuro non è mai stato così sinistro” è lo slogan con cui il collettivo di scrittori torna sulla scena letteraria. “Mi ha divertito, sbalordito e sconvolto” è il commento di Massimo Carlotto, tra i più importanti autori noir contemporanei e curatore della collana in cui esce il romanzo.
Tersite Rossi, collettivo di scrittori formato dall’insegnante Mattia Maistri e dal giornalista Marco Niro, torna sulla scena letteraria a soli due anni dal felice esordio del 2010. Dopo “E’ già sera, tutto è finito”, il romanzo-inchiesta sulle bombe del ’92-’93 giunto a tre edizioni e alla finale di due premi letterari nazionali (Premio Alessandro Tassoni 2011 e Trofeo Penna d’Autore 2011), Tersite Rossi “cambia tempo” e, nell’ambientare il suo nuovo lavoro, passa dal passato al futuro, rimanendo in realtà sempre ben ancorato con sguardo critico al presente.
Il nuovo romanzo s’intitola “Sinistri”, ed è edito da uno dei più affermati editori italiani, le Edizioni E/O. “Sinistri” è pubblicato all’interno di una collana curata da Massimo Carlotto, tra i più importanti autori noir contemporanei, che già aveva apprezzato pubblicamente il primo romanzo di Tersite Rossi. La collana si chiama “Collezione Sabot/Age”: “Di Sabot/Age – spiega Carlotto – è possibile una doppia lettura: “sabotaggio” ed “Era del Sabot”, lo zoccolo di legno che, ai tempi della rivoluzione industriale, veniva lanciato dagli operai negli ingranaggi delle macchine quando erano esausti. Noi siamo esausti della menzogna che ci opprime”. E il nuovo romanzo di Tersite Rossi ambisce a scagliarsi con forza contro la menzogna del potere per sabotarlo attraverso un “tòpos” letterario molto caro al duo di scrittori, quello dell’antieroe, evocato dal loro stesso pseudonimo, che richiama il Tersite omerico, un antieroe che nell’Iliade sfidò l’ipocrisia del potere ma finì bastonato e deriso, del quale Niro e Maistri si cimentano a creare epigoni letterari contemporanei.
Lo erano i personaggi del loro primo romanzo, lo sono anche quelli del secondo, che nell’Italia del futuro prossimo sfidano l’ipocrisia del potere tecnocratico e liberticida che contrassegna la Terza Repubblica.
Corre l’anno 2015. In un Paese dilaniato dal conflitto sociale, compare sulla scena politica il trasversale Partito della Felicità (PdF), che in pochi anni conquista potere e consensi grazie al carisma del suo leader, padre della nuova tecnocrazia destinata a pacificare l’Italia. Unica opposizione è rappresentata dal Movimento Antieroico, i cui nove fondatori assomigliano a personaggi usciti da un nostalgico fumetto sessantottino e la cui guida occulta prende il nome di Àdelos, “l’ignoto”. Ma poi, grazie ad un’efficace operazione di polizia, nel 2019 i Nove vengono arrestati e il loro fantomatico leader sparisce nel nulla. Passano pochi anni, e nel Paese è di nuovo allarme-sovversione. Siamo nel 2023, e qualcuno sta provando a resuscitare il Movimento Antieroico, sfidando la legge che ha bandito ogni opposizione al governo del PdF. La Polizia deve fare i conti con accessi abusivi alla rete telematica della Banca d’Italia, pacchi-bomba a Piazza Affari, disordini nei campi di rieducazione giovanile. Ma nel tardo pomeriggio del 15 maggio di quell’anno a turbare i pensieri del Capo della Polizia è soprattutto un pacco che gli è appena stato recapitato in forma anonima, contenente un plico di fogli dal contenuto alquanto strano. Un manoscritto. Una raccolta di dieci racconti, intitolata “Sinistri”. Che il poliziotto, dopo la prima lettura, attribuisce al Nuovo Movimento Antieroico. Alcuni indizi gli comunicano infatti che quel testo contiene l’annuncio del definitivo ritorno all’azione da parte dei sovversivi. Ma sente che c’è dell’altro, qualcosa che ancora gli sfugge. Gli pare vi sia un sottotesto dietro a quel manoscritto. Ma quale?
Con la lettura dei racconti, il Capo della Polizia, e con lui il lettore, entra così all’interno di un sottile gioco ad incastro, in cui chi legge veste i doppi panni della preda e del cacciatore. “Sinistri” si presenta quindi come un romanzo meta-letterario scritto con una molteplicità di stili e generi, dal noir all’horror, passando per il grottesco. Un romanzo caleidoscopico, zeppo di rimandi, simboli e citazioni, nel quale al lettore è impossibile non solo annoiarsi, ma anche semplicemente tirare il fiato, in vista dello sconvolgente finale.
“Mi ha divertito, sbalordito e sconvolto”, è stato il commento di Massimo Carlotto al romanzo. Che è stato letto in anteprima anche da una cerchia ristretta di lettori-tester, una prassi cara a Tersite Rossi, che prima di tentare la via della pubblicazione ama ogni volta affidarsi ai pareri di gente comune, semplici amanti della lettura. Eccone alcuni: “Solo un aggettivo: strepitoso” (Antonella Beccaria). “Ci sono dei momenti-bomba e diversi passaggi agghiaccianti, da pelle d’oca” (Alberto Brodesco). “La trama, apparentemente lineare e semplice, è in realtà un dedalo di informazioni, di rimandi, di spunti di riflessione e piccoli indizi che si susseguono e che animano la narrazione in modo originale e interessante, mai immediatamente percepibile e con diverse chiavi di lettura” (Giancarla Tognoni). “Si lascia leggere con facilità ed ha un ritmo incalzante” (Francesco Ghensi). “Tersite Rossi è antieroe. Ama i personaggi idealisti, integri e puri. Ma ne condanna l’ingenuità. Il potere segue logiche diverse. E’ spietato e autoreferenziale. Si autoalimenta. E vince. Rimane un sapore amaro dopo l’ultima pagina” (Simona Pangrazzi).
“Abbiamo voluto concederci – spiegano Niro e Maistri mettendo a confronto il loro nuovo lavoro col precedente – la possibilità di immaginare quello che il presente, e le sue radici nel passato, avrebbero potuto produrre nel futuro. “E’ già sera, tutto è finito” guardava al passato, era il romanzo della Prima e della Seconda Repubblica, “Sinistri” è quello della Terza, che rappresentava ancora il futuro quando lo abbiamo scritto. Ci siamo cimentati in quello che dovrebbe essere il pane d’ogni narratore: immaginare quali elementi misconosciuti nel presente, ben radicati nel nostro passato, sarebbero potuti emergere nel futuro. Il precedente era un romanzo storico e a parlare erano i fatti. In questo, che è un romanzo allegorico, a parlare sono i simboli. Questo non significa che abbiamo abbandonato la Storia, ma anzi che l’abbiamo accolta ad un livello più elevato, se è vero che, come diceva Borges, la storia non è altro che la successione di alcune metafore”.