Tre volte in un mese. Si sono rotti tre volte in un mese. Eppure quella montatura di occhiali aveva un discreto valore, si tratta di Lindberg nuovi di pacca, sui quali i venditori avevano giurato di aver montato le lenti migliori sul mercato. Un design unico, irripetibile. Per questo si ostina a chiedere un rimborso al suo ottico, è fondamentale. Ma secondo Bobbie, la sua ragazza, quegli occhiali sono da nerd, anzi da fighetti nerd e lui la deve finire di credersi così importante. Insomma la splendida 24enne Bobbie ne ha le scatole piene di lui e delle sue manie di grandezza. Eppure Matt si può definire un pocopiùchetrentenne di successo, si è messo in proprio e pur con le fatiche del caso sta mettendo insieme un bel po’ di contatti. Ok, ha qualche anno più di lei ma non così tanti, è di bell’aspetto o perlomeno ritiene di esserlo, è alla moda, insomma pensa davvero che qualsiasi mamma o nonna lo definirebbe un buon partito. Ma Bobbie vuol farla finita, stop, troncare la relazione. Matt non ci crede, pensa che ci sia un altro, si mette a frugare tra le sue cose mentre lei si rifugia in bagno. Tra le sue mani finisce una scatola con frasi e foto, ha le sembianze di un contenitore di ricordi, ma secondo lui sono regali recenti, recentissimi, fin troppo, è un tradimento. Bobbie esce dal bagno e isterica tenta di strappargli di mano la scatola. Matt si ritrova con le mani intorno al suo collo…
Matt Freeman è un folle. La sua megalomania prende forma fin dalle prime pagine e cresce fino a farlo diventare un icona dei tempi moderni, un ingranaggio impazzito in una Londra frenetica, schiavo di un consumismo compulsivo e in un sistema in cui l’apparire ha definitivamente trionfato sull’essere. Un condensato di follia, vanità e egocentrismo, tutto accumulato nel protagonista di questo avvincente romanzo. Henry Sutton, literary editor della rivista Esquire dal 2002 al 2007, books editor del Daily Mirror dal 2011, autore di sei romanzi dal 1995, condensa in questo bellissimo Tiratemi fuori di qui le angosce e i vizi della società contemporanea, estremizzandoli e tramutandoli in follia certo, ma riuscendo perfettamente nell’intento di arrivare al lettore. “Finito il libro si ha voglia di rileggerlo”, ha scritto il critico della rivista Internazionale. E effettivamente il ritmo della storia è trascinante e l’inizio inquietante simile a un giallo ma che poi rivelerà inaspettati risvolti, avvinghia chi legge convincendolo (di più: costringendolo) a continuare.