Passeggiando con Anna ricordando Massimo Anna Pavignano
Autore: Andrea Bettini
Testata: Il Mecenate D'Anime
Data: 4 maggio 2012
E pensare che quel libro era rimasto un paio di settimane sul tavolo. Rigorosamente chiuso. Il primo della pila con la nota celata ‘da leggere’. Prima di addormentarmi ne guardavo la copertina. Al risveglio pure. Già il risveglio. Leggendone il titolo sorridevo. Come facevo pure guardandone l’espressione di lui, anche se in questo caso un velo di malinconia mi pervadeva. Sulla sua sinistra c’era lei, quella lei con la quale ora mi trovo a camminare per le vie di una calorosa Roma.
Quasi mi vergogno a dirle che quel libro alla fine non l’ho letto una sola volta. La matita si è consumata rapidamente nel sottolineare alcuni passaggi. Come fosse un saggio. Come fosse materia di studio. Non solo ho scorso avanti e indietro quelle pagine, ma le ho pure consigliate. Non aspettavo altro che qualcuno ponesse il fatidico interrogativo “che libri stai leggendo?”, per scandire quel titolo: Da domani mi alzo tardi.
E’ lei a togliermi da ogni imbarazzo parlandone per prima. Le avevo anticipato che non era mia consuetudine fare domande, forse anche per questo decide di iniziare proprio da lì. Di fronte ad un fioraio che minuziosamente prepara delle composizioni colorate, Anna Pavignano si ferma e mi dice: “Con quel libro ho voluto aprire e chiudere un periodo… avevo bisogno di ripercorrere un pezzo di vita importante e la scrittura… mi è sembrata lo strumento più consono per fare questo”. Mentre mi dice tutto ciò il suo sguardo è fisso su un giallo tulipano, anche se il suo pensiero mi sembra piuttosto lontano da lì.
Per Anna, quel libro ha rappresentato il suo primo romanzo pubblicato. Aveva già scritto libri per ragazzi, ma consapevolmente o meno era la narrativa il suo obiettivo. E per partire avevo scelto un sfida non facile da superare. Scrivere una biografia. Una biografia che raccontasse di sé e di lui. Massimo Troisi.
Camminiamo un altro po’. La giornata lo permette. Manca poco a mezzogiorno e la temperatura è di quelle gradevoli. Giusta per sfilarsi la giacca e farla penzolare da una spalla appesa ad un dito. Anche le parole di Anna sembrano plasmarsi nei toni di una primavera in grado di dispensare benessere in chi la sa vedere. “Quello che ho voluto fare con ‘Da domani mi alzo tardi’ è stato ricostruire un periodo inventando cose vere… sembra strano, ma è stata proprio questa modalità, il racconto di un incontro tra me e Massimo ai giorni nostri, l’arcano per mettere su carta ricordi che mi avevano intensamente modificato la vita”. Mi verrebbe da aggiungere che l’hotrovato un fantastico romanzo d’amore, cosa non facile da trovare ai giorni nostri, dove il tema viene banalizzato o reso intangibile. Ma ancora una volta preferisco che sia lei non tanto a commentare ciò che ha fatto, ma a condividere delle emozioni che sono ancora ben vive. D’altronde non potrebbe essere diversamente. Il sodalizio con Massimo è stato molto forte. A livello personale non quantificabile. A livello professionale tale, che tutti i film da lui diretti, compreso Il Postino, fossero scritti da lei.
Facciamo un’altra tappa proprio di fronte ad una piccola libreria. Una delle poche rimaste dove il libraio sembra aver letto gran parte dei libri presenti, ma soprattutto nella piccola vetrina antistante non ci sono traccia di best sellers. Proprio qui, Anna mi fa un’altra confessione: “Avevo iniziato a studiare psicologia, poi la scrittura, una delle tante possibilità che la vita mi ha offerto, mi ha permesso di realizzare un mio percorso… è una cosa complicata mettere insieme passione e lavoro… in alcuni casi rischia di diventare un’ossessione… nel caso della scrittura pensare solo a quella… mentre è fondamentale l’esperienza di vivere… incontrare persone… visitare nuovi luoghi… lo svago è un arricchimento”.
Con il capo annuisco. Ripenso ai miei incontri. Un senso di euforia mi invade rendendomi conto di essere lì con lei in quel momento. Vengo solo distratto da un desiderio. Conoscere da dove ha inizio la scrittura di Anna. Quand’è che le prime parole s’infrangono su un foglio per fissarne una storia e lei tranquillamente mi risponde: “Il tutto parte da una riflessione… da un pensiero magari per un po’ di tempo messo da parte, ma che poi non solo ritorna, ma sento la necessità di approfondirne il senso…”. Fa una breve pausa e poi riprende: “Dopo ‘Da Domani mi alzo tardi’ ho scritto ‘In bilico sul mare’, libro che poi ho pure sceneggiato per il film di Alessandro D’Alatri… bene in quel caso il pensiero scatenante era legato alle morti bianche, una delle tante ingiustizie della società ignorate… dovevano ancora accadere casi purtroppo eclatanti come quelli della Thyssen… a me interessava raccontare la storia che c’era dietro ad una di queste persone… spesso fa notizia il numero dei morti, ma ci si dimentica che dietro ad ognuno di loro ci sono delle storie… ci sono delle vite vissute… io racconto le storie interiori… il sentimento è la spinta vitale… perseguendolo più o meno coscientemente”.
Riprendiamo a passeggiare. Anche nelle poche pause di silenzio continuo a sentire le parole di Anna. Come se lei volutamente volesse mettermi su un piatto spunti diversi che trovano nella mia mente poi la giusta collocazione. Siamo quasi arrivati al bivio che ci separerà. Giusto il tempo di chiederle questa volta qualcosa sul suo ultimo romanzo: Venezia è un sogno.
“E’ un libro complesso… non tanto per la lettura, ma per come è nato… la suggestione iniziale che può apparire banale è comunque che esiste un luogo dove la gente vive sull’acqua… la normalità all’interno di questa eccezionalità… accanto a questo c’è stato un altro stimolo arrivato dopo la visione del docufilm di Al Gore ‘Una scomoda verità’… il riscaldamento globale, un tema così importante che riguarda tutti, ma dove si preferisce far finta che il problema non esista… o comunque demandare ad altri… bene questi due elementi mi hanno fatto venire voglia di raccontare una storia di una presa di consapevolezza… dove Venezia diventa il simbolo di una precarietà ben più grande e il protagonista, un giovane americano che s’innamora della città… avrà una reazione individuale che poi per una serie di circostanze lo porteranno addirittura a diventare un eroe per caso…”. Qui Anna si ferma, come se volesse far continuare a me la storia. Una storia che può continuare solo attraverso la lettura. La capisco bene. Per questo non leggo mai le sintesi di quarta di copertina o le recensioni dei critici.
In concomitanza con questo romanzo uscirà anche un libro per ragazzi sempre scritto da Anna dal titolo Una cosa che ti scoppia nel cuore. E su questo mi dice: “E’ un libro sulle paure… è un’autobiografia pura… ripercorro la Torino degli anni ’60… il rapporto con i genitori… il rapporto con mia sorella… sono dei ricordi legati a quelle paure che da bambini si innescano in ognuno di noi e che spesso ci accompagnano per un periodo della nostra vita… è un tentativo questo di stare dentro ai ragazzi… di parlare con loro… utilizzando un loro linguaggio…”.
Siamo giunti al termine di questa piacevole passeggiata. Avrei molto cose ancora da chiederle. Come si è ritrovata a scrivere i film di Massimo. Come è nato il loro amore. Come ha vissuto la sua ascesa al successo. Quali sono gli elementi che privilegia nel raccontare una storia. Troppe cose. Troppo poco il tempo. Ci salutiamo mentre la campana di una chiesa lì a fianco rintocca i suoi dodici suoni. La guardo mentre si allontana. Anche il suo passo sembra preso da un racconto di una fiaba. Prima che la distanza ci separi definitivamente le gridò: “Ti aspetto a Venezia!”. Lei si volta e con la mano fa intendere di sì. Quello di oggi allora è solo un arrivederci. Avrò ancora modo di sentire le sue parole trasportarmi nei racconti di una reale fantasia.