È la coppia il terreno di scontro dei nostri giorni e l'amore è la madre di tutte le battaglie. Come difenderlo, come alimentarlo, come riuscire a viverlo, nonostante gli errori, nonostante le separazioni, nonostante tutto. Perché, spesso, la magia di una relazione si nutre proprio di struggenti mancanze. Almeno secondo l'acclamato scrittore francese David Foenkinos che, nel suo nuovo romanzo Le nostre separazioni in uscita per le edizioni e/o, racconta con la consueta altalenante combinazione di ironia e drammaticità un amore che sopravvive a ogni lontananza e a ogni tradimento e che, da "impossibile", diventa (forse) possibile. Argomento caro all'autore quello dei misteri del cuore, già scandagliato con folgorante successo in La delicatezza, bestseller in Francia, tradotto in quindici lingue e diventato anche un film, diretto insieme con il fratello Stéphane. E tema rivisitato in Le nostre separazioni con al centro una coppia che fa dell'assenza reciproca il cibo dell'anima: Friz e Alice s'incontrano a vent'anni, si amano, si lasciano e si ritrovano continuamente mentre, ciascuno per proprio conto, si sposano, hanno figli, invecchiano...
L'amore si nutre di separazione?
«Non credo o almeno spero che non sia sempre così. Nel mio libro racconto solo unastoria, quella dei miei personaggi e non si può generalizzare, anche se certamente è comunque difficile restare accanto a qualcuno, anche quando c'è l'amore. E' la coppia il vero terreno di lotta dell'èra moderna! Quanto ai miei personaggi, però, va detto che il destino sembra accanirsi con particolare ostinazione contro di loro; il fatto è che ci sono storie semplici e storie complicate e quella di Alice e Friz è una storia molto complicata».
Il tradimento nel rapporto uomo donna non è certo raro. Nel suo libro però produce un effetto estremo...
«È terribile, ma la vita è ingiusta. Il mio personaggio, Friz, in fondo è un tipo per bene, eppure la sua esistenza viene distrutta in un attimo, per un solo errore. Lui non lo meriterebbe, e invece... ecco, voglio che chi legge senta l'ingiustizia sulla sua pelle, che si schieri dalla parte della coppia Alice-Friz, che si dica "è inaccettabile, quei due sono nati per stare insieme, eppure tutto si rivolta contro di loro". Insomma è la versione mancata del mito romantico».
Amore e matrimonio viaggiano ancora oggi su strade diverse?
«Può accadere tutto e il suo contrario. Un matrimonio può rivelarsi magico e un altro orribile. Ma al fondo questo non è importante, quel che conta sono i sentimenti: chiedersi se sono sinceri, profondi, reali. L'amore non segue strade sempre uguali».
Friz lavora per il dizionario Larousse. Quale valore hanno oggi le parole?
«Mi è piaciuta l'idea che una persona che passa il tempo a trovare la definizione giuste per ogni parola, si scopra incapace di capire ciò che sente. E' che nella vita si può definire con precisione ogni cosa, tranne i sentimenti, che spesso sono instabili, complessi, incomprensibili. Le parole possono avere grande importanza per tradurre i nostri pensieri, ma per il cuore non servono!».
Alice e Friz vivono davvero la loro storia solo quando s'incontrano e sembrano quasi alimentarsi con ciò che non hanno.
«Io penso sia possibile vivere un amore sincero e lineare. E, per fortuna, non sempre le cose vanno come nel mio racconto. Ma spesso sentiamo il gusto di qualcosa che ci manca e un po' tutti abbiamo avuto una relazione che avremmo potuto vivere meglio. Forse, prima di riuscire ad afferrare qualcosa, ci deve mancare. E l'amore, prima di diventare possibile, sembra quasi sempre impossibile! ».
Nel suo romanzo, lei dribbla le questioni sociali, non sfiora neanche la politica o le questioni economiche, perché parla soltanto d'amore e delle sue pene?
«La mia è una storia sentimentale e tratta della cosa più importante del mondo: il cuore e di come essere felici in amore».
Lo stesso ha fatto in La delicatezza e, per il titolo, lei citò il Dizionario Larousse...
«Mi piace che parole siano precise, che si possano definire le cose prima di perdersi, magari completamente. In La delicatezza, prima si disegna qualcosa con le parole e poi... ci si bacia. E non si capisce più nulla! le definizioni funzionano come boe a cui aggrapparsi nell'acqua prima di nuotare liberamente ».
Lei ama le situazioni paradossali e le descrive con leggerezza e ironia.
«Mi piace essere ottimista e usare l'umorismo anche nelle circostanze più difficili. L'ironia è sempre buffa quando alberga in personaggi depressi. In La delicatezza, Markus che è svedese (e già questo non aiuta) legge Cioran, un filosofo deprimente che è capace di intitolare un suo libro Dell'inconveniente di essere nato! E Markus è un personaggio molto autoironico e buffo».
A trentotto anni, lei ha già scritto nove romanzi, è la letteratura il suo grande amore?
«Certo! Ma lo è anche il cinema. Ho appena finito di girare, con Audrey Tautou, La delicatezza, un film che uscirà nel mondo intero, tranne in Italia. Che peccato!».